Corriere della Sera

Lo strano caso Don Chisciotte

Cannes 2018 Il regista britannico potrà chiudere la rassegna Vent’anni di disavventu­re e liti giudiziari­e: il film «maledetto» ammesso al Festival Gilliam colpito da ictus: «Sono vivo, verrò»

- Valerio Cappelli

CANNES Via libera, ora finalmente si può andare al galoppo, ma resta il caso di un film tormentato, un’avventura incredibil­e che dura da vent’anni. Il tribunale di Parigi ha respinto il ricorso dell’ex partner produttivo Paulo Branco che, per motivi «contrattua­li e artistici», voleva bloccare al Festival la proiezione del film di Terry Gilliam su Don Chisciotte. Così il 19 chiuderà regolarmen­te la rassegna.

Sembrava la maledizion­e di Don Chisciotte. Non passava giorno senza un colpo di scena. Il regista è stato colpito da un ictus non grave, si riteneva difficile la sua partecipaz­ione. Invece ieri sera, come riferito dal profilo twitter della rassegna, Gilliam ha detto: «Non sono ancora morto, vengo a Cannes». Giorni fa, prima di sentirsi male, aveva detto: «Ho provato a fare questo film per quasi vent’anni, forse Don Chisciotte sono io».

Aveva rischiato di inciampare di nuovo, di perdersi nella Mancia, di non arrivare all’ultimo metro della sua estenuante maratona. Cannes ha inserito all’ultimo il suo film, The Man Who Killed Don Quixote. Volevano uccidere Don Chisciotte, ha vinto il potere dell’immaginazi­one: lieto fine sul vagare errabondo di un regista celebre per la sua fantasia ipnotica e «psichedeli­ca», una delle colonne dell’umorismo corrosivo dei Monty Python. Dapprima non c’erano i soldi, poi l’alluvione che ha distrutto il set in una zona deserta a Nord di Madrid. Nel mezzo la malattia che ha costretto il protagonis­ta Jean Rochefort (morto nel 2017), a rinunciare, e il ritiro di Johnny Depp nel ruolo di Sancho Panza, che nel corso del film diventa un uomo dei nostri giorni scaraventa­to indietro nel tempo. Fine di una lunga avventura degna di entrare in una pagina del romanzo di Cervantes.

In uno dei momenti più noti, in una distesa di terra desolata Don Chisciotte è in sella al cavallo bianco, dietro c’è l’aiutante Sancho Panza, e con quella strana scodella sul capo a mo’ di elmo galoppa contro i mulini al vento, la lancia si impiglia in una delle tele che forma le pale e il nostro eroe accompagna in volo la sua arma. «Mi sono identifica­to in Don Chisciotte e nel suo creatore, solo che lui credeva che la letteratur­a potesse migliorare l’umanità e io credo che lo possa fare il cinema. In ogni mio film cerco di dare una visione del mondo. Questa era diventata una malattia da cui dovevo essere curato». A complicare le cose ci si è messo anche lui, Terry: «Continuavo a cambiare il copione, a riscriverl­o. Stava diventando quasi una autobiogra­fia. Vivevo dentro il mio progetto, il film cresceva attorno alla mia vita, era una grande scatola magica che conteneva i miei fallimenti e i miei successi». Il film va avanti e indietro nel tempo, tra il XVII secolo e oggi. Nei panni di Don Chisciotte, Jonathan Price è un anziano che respinge l’idea di essere pazzo, «sono solo abitato dalle mie illusioni», mentre Adam Driver ha preso il posto di Johnny Depp. Gilliam è l’unico dei sei britannici Monty Python di nazionalit­à Usa. «Ci fu un momento, nel ’68, in cui mi montò la rabbia: la guerra in Vietnam, ma non solo quello. Decisi di lasciare l’america: scoprii che c’era un altro mondo. Andai a Londra. Ma continuavo a pagare le tasse nel mio Paese. Dopo che Bush jr. fu rieletto, ritenni di aver pagato il mio contributo alle missioni di guerra, mi sono detto che la mia terra d’origine è stupida, ho rinunciato alla cittadinan­za».

Fu una battaglia «etica». Quella per Don Chisciotte è stata epica: «È stato il sogno della mia vita». I soldi per un progetto così ambizioso sono stati uno dei problemi. «Non ho mai avuto debiti, vivo nei limiti delle mie possibilit­à economiche, è l’unico modo per fare ciò che voglio. Sono come mio padre, che era falegname e creava cose; o come i miei personaggi, trascinati in un mondo reale o immaginari­o. Siamo tutti sospesi tra la libertà e il fatto di non poterla avere del tutto, è l’aspetto che più mi piace dei miei film. La libertà totale non esiste: io aspiro alla libertà parziale».

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 ??  ?? Ex Monty Python Il regista Terry Gilliam (77 anni, nato negli Usa ma naturalizz­ato britannico), ex dei Monty Python. A destra, una scena del suo «The Man Who Killed Don Quixote», con Adam Driver (il consulente pubblicita­rio Toby scambiato per lo...
Ex Monty Python Il regista Terry Gilliam (77 anni, nato negli Usa ma naturalizz­ato britannico), ex dei Monty Python. A destra, una scena del suo «The Man Who Killed Don Quixote», con Adam Driver (il consulente pubblicita­rio Toby scambiato per lo...

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