L’appello di Farhadi: Teheran permetta al mio collega Panahi di venire in Francia
«Questo è un anno particolare, a Cannes ci sono due film iraniani in concorso. Sono ovviamente felice di presentare qui il mio film, ma vivo male il fatto che io sia qui con il mio lavoro e c’è il mio “fratello” Jafar Panahi che non può essere presente». Il regista Asghar Farhadi, protagonista dell’apertura del Festival di Cannes martedì, chiede al governo iraniano di permettere al suo connazionale e collega Panahi di partecipare alla rassegna. «C’è ancora un po’ di tempo e io spero veramente che lui possa venire, voglio inviare un messaggio a quelli che devono prendere la decisione. Jafar è stato in molti festival e ha ricevuto nel mondo molti premi. Quel che è importante per lui non è prendere un aereo ma vedere negli occhi dello spettatore il proprio film. È una sensazione strana per me avere la possibilità di essere qui mentre lui non ce l’ha. Sono felice che in tutti questi anni non si è fatto abbattere e ha continuato a lottare senza scoraggiarsi». A Panahi è stato impedito di lasciare l’iran da quando è stato dichiarato colpevole nel 2010 per «aver colluso con l’intenzione di commettere crimini contro la Repubblica Islamica». Panahi è in gara nel concorso principale con il suo Three Faces. Non è l’unico dissidente in questa situazione. Stessa sorte anche per il regista russo Kirill Serebrennikov (autore di Leto), agli arresti domiciliari a Mosca.