Corriere della Sera

Battaglin, il tesoro si chiama corridoio «Solo così vinco»

- Marco Bonarrigo

SANTA NINFA Dov’eri finito, Mr Battaglin? Quale buco nero ti ha inghiottit­o per quattro anni, tu che avevi stupito vincendo la tappa di Serra San Bruno al Giro 2013 e quella di Oropa nel 2014? Perché da quel giorno, tu che eri considerat­o un super talento, vittoria o podio non li ha visti nemmeno col binocolo? E come sei riuscito a uscire dal tunnel, infilzando ieri i big, asfissiand­o Froome e spingendo quasi fuori classifica Miguel Angel Lopez? «A dire il vero — spiega Enrico Battaglin ai cronisti, in italiano, inglese e perfino in fiammingo — non lo so. Diciamo che mi sono perso. Ho avuto problemi fisici, non riuscivo mai a infilarmi nel corridoio». Il corridoio? «Dal 2015 sono passato dall’italiana Bardiani alla Lotto, squadra olandese World Tour. Non mi hanno ingaggiato come campione ma per stare al servizio di campioni, tipo Kruijswijk. Ho via libera solo se s’apre un corridoio: il capitano sta male, si ritira o ti lascia campo libero, come ieri».

Il corridoio buono si era già aperto martedì a Caltagiron­e, Enrico ci si era infilato (buon terzo al traguardo) irritando (ma lui parla solo di un «problema di comunicazi­one») il capitano di turno, Sam Bennet, che gli olandesi vorrebbero, con molto ottimismo, sul podio a Roma.

Per trovare l’uscita dal tunnel c’è voluto tanto lavoro ma anche lo scatto mentale violento di una tragedia familiare. «Il primo gennaio scorso — spiega Battaglin — si è suicidato mio cugino, cui ero legatissim­o. È stato uno choc, mi ha fatto pensare tanto. Corro anche per lui».

A ruota di Battaglin, alla vigilia dell’etna, big e presunti tali hanno fatto un ultimo ripasso della forma prima del severo esame vulcanico. Voto di più vivaci e reattivi a Yates (5°) e Pozzovivo (9°), che ha lanciato il compagno di squadra Visconti, l’unico in grado di duellare alla pari con Battaglin. Poco dietro nel termometro della forma Chaves e Dumoulin, Aru e Pinot che un po’ hanno faticato e un po’ si sono controllat­i su un arrivo non adatto a loro.

Chris Froome, decisament­e in affanno nella prima parte ripida della salita finale, è riuscito a trascinars­i nel gruppo senza perdere tempo trainato del compagno Henao. Chi di tempo ne ha perso troppo è Miguel Angel Lopez, caduto goffamente nel finale e incapace di rientrare per l’andatura altissima dei battistrad­a. Con due minuti di ritardo in classifica generale, oggi la scalata dell’etna del colombiano sarà più lunga.

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