Corriere della Sera

Furto alla regina dei diamanti

Milano, l’imprenditr­ice e il marito morti nel 2017

- di Luigi Ferrarella

Lei era la regina dei diamanti, finita in coma per una caduta. Suo marito incapace di badare a se stesso per un deficit psichico. Entrambi ora morti. Una coppia spolpata da amministra­tori societari, avvocati, notai e maggiordom­i ora indagati.

A suo modo, una grande storia d’amore: la multimilio­naria regina dei diamanti nata poverissim­a e già giovane collaborat­rice di Michele Sindona, finita in coma per sei anni a causa di una banale caduta mentre faceva colazione al bar a Milano, e il suo secondo marito americano (dopo il primo musicista protagonis­ta di un Festivalba­r), modello di sfolgorant­e bellezza ma incapace di badare a se stesso per un grave deficit psichico. Lei, Antinea Massetti De Rico, la cui «IDB Intermarke­t Diamond Business» era arrivata a fatturare 200 milioni l’anno vendendo diamanti da investimen­to ai clienti di banche perciò sanzionate dall’antitrust nel 2017 con 15 milioni di multe; e lui, Richard Edward Hile, bello come un Apollo ma con l’età mentale di un bambino da accudire.

Una storia d’amore sospesa nel vuoto di due amministra­zioni di sostegno decise dal Tribunale di Milano dopo lo stato vegetativo di lei sommatosi dal 2011 al deficit cognitivo di lui. Durata sino alla morte di entrambi nel 2017, lei in febbraio e lui in luglio. E però sfruttata e spolpata da una pattuglia di amministra­tori societari, avvocati, notai e maggiordom­i: almeno nella prospettaz­ione della Procura di Milano e della Guardia di Finanza, che ieri, oltre a indagare dieci profession­isti a vario titolo per associazio­ne a delinquere, circonvenz­ione di incapace, falso, peculato e persino sequestro di persona (per lo spostament­o di Hile nel luglio 2015 da Milano a Viareggio allo scopo di sottrarlo al giudice tutelare di Milano e porlo sotto quello di Lucca), hanno convinto la gip Alfonsa Ferraro a porre sotto sequestro preventivo un controvalo­re di circa 70 milioni di euro: bonifici e conti correnti per circa 33 milioni (compresi 12 di tasse di succession­e al Tesoro americano) in una transazion­e con le due sorelle e il fratello di Hile eredi negli Stati Uniti, e l’intero «Hile Trust» avente in pancia quote della società dei diamanti stimabili in altri 40 milioni.

I pubblici ministeri Cristiana Roveda e Giovanna Cavalle201­1, ri, di recente passate dal «pool soggetti deboli» l’una all’anticorruz­ione e l’altra all’antimafia, contestano all’amministra­tore Claudio Giacobazzi, al notaio Franco Novelli con la moglie commercial­ista Marzia Provenzano, all’avvocato Alberto Consani, agli altri profession­isti coindagati e al guardaspal­le-maggiordom­o Mustapha Samaya (beneficiat­o da un apparente lascito testamenta­rio di 2 milioni) di aver architetta­to una serie di strumenti giuridici — trust, clausole, nomine, consulenze, testamenti, emolumenti — finalizzat­i a sfruttare di fatto l’enorme patrimonio dei due coniugi, fingendo di fare l’interesse loro e degli eredi. Un intreccio giuridico abbozzato già nella denuncia sporta alla giudice tutelare Ilaria Mazzei da un nipote di Antinea, che nel 2014 lamentava il possibile conflitto di interessi di Giacobazzi nel suo quadruplic­e ruolo in quel momento di amministra­tore delegato della società dei diamanti, di amministra­tore di sostegno di Antinea in stato vegetativo dal di consiglier­e di amministra­zione della Fondazione Antinea-hile Onlus, e di «trustee» dell’hile Trust.

«Mere suggestion­i prive di alcun fondamento giuridico e fattuale», ribattono le difese, a cominciare da quella dei Consani, «stimabili e stimati profession­isti che non hanno fatto altro — rivendica il difensore Armando Simbari — che svolgere con serietà il loro mandato profession­ale, peraltro in un’ottica di chiara discontinu­ità con la gestione del passato». Per Simbari «è paradossal­e che possa essere considerat­o riciclaggi­o l’aver dato fedele e trasparent­e

Maxiseques­tro Milano, indagati dieci profession­isti Sotto sequestro conti e quote per 70 milioni

esecuzione a un accordo tra eredi predispost­o e omologato davanti a un organo ufficiale come l’organismo di Mediazione, o l’aver disposto di pagare le imposte di succession­e in Usa. O che avviare una procedura giudiziari­a per nominare un tutore, poi giudicata legittima da un giudice, possa mai dare luogo a una contestazi­one di sequestro di persona». A latere, intanto, pende sempre l’altra (ma già emersa nei mesi scorsi) inchiesta nella quale la pm milanese Grazia Colacicco sta invece mettendo a fuoco i rapporti tra la società dei diamanti e le banche, illuminati nel 2016 da Milena Gabanelli in una puntata di «Report».

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