«Grazie per essermi stata accanto fino alla vecchiaia»
L’ho incrociata al funerale dello zio Nino. Eravamo lontani parenti, ci eravamo mai frequentati ed era bastato un «ciao» veloce. Era architetto. Avevo costruito una veranda e c’era la possibilità di un condono. Le ho domandato: «Sei pratica di condoni?». «No». Dovevo fare da me! Ancora una domanda: «Hai per caso un tecnigrafo ?». «Sì». Avrei potuto fare i disegni alla buona con le squadrette, ma col tecnigrafo è meglio. «Posso usare il tuo tecnigrafo per fare i disegni del condono?». «Certo». È cominciata così. Dopo il condono, sono andato spesso da lei e le ho chiesto: «Hai impegni sentimentali ?». «No». Poi abbiamo deciso di sposarci. Ebbene, all’ingresso in chiesa era cominciato a nevicare (ne sarebbe scesa mezzo metro); a metà della funzione era mancata la corrente: le luci si erano spente, la musica zittita. Si era proseguito con le candele. Alla Malpensa l’aereo, coperto di neve, veniva irrorato con acqua calda. Eravamo nella zona «non fumatori» con un gruppo di svizzeri tedeschi che fumavano, bevevano, urlavano, si azzuffavano e si strappavano le camicie. E, finalmente, era intervenuto il comandante!
Fino ad allora la vita mi aveva lasciato a pezzi, ma poi Nella mi ha ricostruito, mi ha dato l’affetto che non avevo, mi ha ricreato un futuro e portato alla vecchiaia. Non sarò mai abbastanza riconoscente: è veramente un regalo del Signore!