Eni investirà 22 miliardi in Italia Dividendo, 747 milioni allo Stato
Descalzi: l’iran non preoccupa. Ecco i piani per le rinnovabili
Il ritorno all’utile, la spesa per l’italia, la geopolitica con le ultime vicende legate all’iran, l’impegno nelle rinnovabili, la fiducia riconfermata a Saipem. Sono i temi toccati dal ceo dell’eni, Claudio Descalzi, durante l’assemblea che ieri ha approvato il bilancio 2017: l’utile di esercizio ammonta a di 3,58 miliardi e il dividendo a 0,80 euro ad azione. I due azionisti «forti», il ministero dell’economia e Cdp, incassano così rispettivamente «assegni» pari a 747 e 126 milioni. Dal prossimo anno il dividendo salirà a 0,83 euro.
L’eni nel piano 2018-2021 prevede per l’italia «una spesa pari a 22 miliardi — ha spiegato Descalzi — di cui 7-8 miliardi di investimenti». «Nel 2014-2017 abbiamo speso in Italia 20 miliardi, quindi il nuovo piano ha un aumento di circa due miliardi la spesa». Alla raffinazione va il 25%, seguono le spese in sicurezza, ambiente e green business (dal 21 salgono al 24%). Il 18% è riservato all’esplorazione, il 15% al gas and power, il 12% a Versalis e il 6% in supporto al business.
Il settore verde, che riceverà 1,2 miliardi di investimenti, copre i progetti del carsharing, l’eolico, la conversione dei centri di Porto Marghera e Gela in «bio-raffinerie» con
produzione di diesel meno inquinante. L’obiettivo è rendere la società ambientalmente sostenibile, in linea con gli Accordi di Parigi.
«Direi che in un momento di grande crisi stiamo uscendo dal tunnel», ha spiegato Descalzi, sottolineando che sulle rinnovabili «con il nuovo piano Eni ha un impegno di crescita organica superiore ai competitor». La presidente Emma Marcegaglia ha parlato di «una società più snella, solida, pronta a crescere anche in scenari bassi di prezzo».
Quanto alle nuove sanzioni Usa verso l’iran, Descalzi ha chiarito che Eni «non ha né investimenti né obiettivi per ulteriori investimenti», e ha aggiunto che è in atto solo un contratto di acquisto di greggio che si chiuderà a novembre e che è sostituibile «in termini di qualità».