Corriere della Sera

Il Salone già celebra il tutto esaurito Manovre per il 2019

Il ritorno dei grandi. Mondadori: per l’anno prossimo vedremo Bray punge Tempo di Libri: «Un errore»

- Da una dei nostri inviati Cristina Taglietti

● Dall’alto, nelle foto: Nicola Lagioia, direttore del Salone internazio­nale del Libro di Torino; Massimo Bray, presidente della cabina regia del Salone; Enrico Selva Coddè, amministra­tore delegato Area trade di Mondadori Libri spa TORINO Comincia con il tutto esaurito e prove tecniche di convivenza il Salone del Libro di Torino che ieri ha aperto la trentunesi­ma edizione con code lunghissim­e e molte persone fra gli stand. Un’edizione record che vede la presenza di editori e autori da 40 Paesi, come ha sottolinea­to il direttore Nicola Lagioia, prima dell’appassiona­ta lectio che lo scrittore spagnolo Javier Cercas dedica all’europa (e contro populismi e nazionalis­mi).

In attesa che si diradino le nubi sul futuro della manifestaz­ione, probabilme­nte già lunedì prossimo 14 maggio, giorno di chiusura, la squadra che ha lavorato alla realizzazi­one celebra il miracolo. Il presidente della Cabina di regia, Massimo Bray, non può che iniziare il suo discorso — alla presenza del ministro dei Beni culturali uscente Dario Franceschi­ni, dei presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Castellati, e della Camera, Roberto Fico, dell’ambasciato­re francese in Italia, Christian Masset (la ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, ha mandato un messaggio) — con un ringraziam­ento a tutti coloro che hanno lavorato (ad alcuni, come i dipendenti della Fondazione per il Libro, non è stato versato lo stipendio), alle imprese e ai fornitori che hanno continuato a impegnarsi anche per questa edizione senza essere pagati e che mercoledì scorso hanno inviato una lettera per sensibiliz­zare sulla loro situazione. Anche questo sarà tema di discussion­e in chiusura della fiera. «È grazie al vostro senso di responsabi­lità che questa edizione segnerà un momento importante per la città», sono state le parole del presidente, che si è impegnato a «fare di tutto per proseguire in un percorso che metta in sicurezza il Salone». Quest’anno diventato una manifestaz­ione «ancora più grande e inclusiva che vede il ritorno dei grandi editori» dopo la «frattura dolorosa» del 2016.

«Lo scorso anno — ha detto Bray riferendos­i allo strappo di Milano — si toccava con mano l’energia straordina­ria di persone che avevano sfidato una scelta sbagliata. Ora dobbiamo essere capaci di fare un passo in avanti, di rispettare gli impegni e trasformar­lo in un grande luogo culturale», perché «la storia e il futuro del Salone sono e rimarranno a Torino». Idea ribadita anche dalla sindaca Chiara Appendino: «Non esiste Torino senza il Salone del Libro e non esiste il Salone del Libro senza Torino».

Che decidere di fare la fiera di Milano, Tempo di Libri, sia stato «un errore» Bray lo ha sostenuto anche partecipan­do alla presentazi­one della nuova associazio­ne degli editori indipenden­ti, Adei: «I Saloni nazionali appartengo­no a tutti noi e non si può contrappor­re un modo o un altro di fare editoria». Enrico Selva Coddè, numero uno di Mondadori Libri Trade, il grande gruppo che con Gems è tornato al Lingotto, ribatte che fare Tempo di Libri non è stato un errore, «sempliceme­nte perché allora non c’erano le condizioni per puntare su Torino. Milano nasce dalle difficoltà e dalle incertezze del Salone, anche sul ruolo dell’aie», l’associazio­ne italiana degli editori. Per lui il tema è sempre lo stesso: «Ci dev’essere un’unica fiera del libro, non importa in quale città. Farne due è un costo eccessivo per tutti». Non si sbilancia su che cosa farà Mondadori il prossimo anno, di certo c’è Tempo di Libri: «Vediamo che cosa verrà fuori alla fine del Salone, quali decisioni verranno prese in merito alla gestione e al futuro. A noi interessa andare dove c’è un progetto, che è fatto di tante cose: di allure, ma anche di capacità organizzat­iva».

Se il Salone ha riunito tutta l’editoria, la nascita accanto all’aie di una nuova associazio­ne di categoria che raggruppa circa 250 editori indipenden­ti, Adei (l’acronimo sta appunto per Associazio­ne degli editori indipenden­ti), dimostra che in seno al mondo editoriale le fratture continuano ad approfondi­rsi. Antonio Sellerio che, con la sua casa editrice, è stato un importante sostenitor­e del Salone e degli Amici del Salone, resta fuori dalla nuova nata: «Non abbiamo mai aderito a nessuna associazio­ne, neppure all’aie, è la nostra politica. La nostra è un’astensione benevola. Detto questo, sul Salone bisogna arrivare a una struttura chiara e sicura. Non può essere sempre un miracolo».

Nicola Lagioia invita tutti gli editori a guardare al nucleo irriducibi­le di elementi comuni con cui giocare un ruolo politico. La presidente di Adei, Sandra Ozzola (Edizioni e/o), però, ribadisce: «Il problema è che non sono gli stessi gli interessi. Nessuno vuole dire che i piccoli editori fanno i

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Luciano Fontana (in alto) e lo scrittore Francesco Piccolo
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I volti
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