Il nuovo re Mida di Hollywood «Black Panther? Le mie radici»
Il regista Coogler: sul set dei supereroi ho scoperto i valori dell’africa
Durante le riprese ci imitavamo l’uno con l’altro». Su quel set cosmopolita gli fa notare il moderatore, il critico Elvis Mitchell, ha creato un nuovo paese. E si capisce che, fosse per lui, lo fonderebbe davvero. Mettendo a frutto anche quanto imparato nella Madre Africa, il continente che si trova a rappresentare ma dove, strano ma vero, non era mai stato prima della chiamata della Marvel. «Prima tappa del mio viaggio è stata Capetown e una township poco distante. E mi sono sorpreso di quanto certe usanze mi risultassero familiari». Radici comuni di cui ha fatto tesoro, così come di quanto imparato in Kenia, a casa di Lupita Nyong’o.
A 32 anni (li compirà il prossimo 23 maggio) si trova a essere uno degli uomini più influenti del nuovo stardom Usa, un simbolo per tutta comunità afroamericana. Ben rappresentata in questa edizione del Festival, dove uno dei film più attesi è Blackkklansman di Spike Lee. In giuria c’è Ava Duvernay che, insieme a Barry Jenkins (Oscar con Moonlight) e Jordan Peele (Get Out) cita tra i suoi riferimenti. Insieme, a suon di premi e di incassi, stanno ridisegnando la mappa del potere culturale nell’era di Donald Trump. «Anche l’industria del cinema in Usa ha subito gli effetti della colonizzazione: razzismo e pregiudizi. Spero che il mio successo favorisca il cambiamento».
Black Panther immaginato dalla Marvel avrebbe dovuto essere una specie di James Bond nero. Lui, che pure ama la saga («Il mio preferito è Casino Royal»), dice di pensato in mente piuttosto Il padrino, uno dei film che la madre gli mostrò da bambino, facendogli nascere il suo amore per Coppola. Cita molte volte anche il padre e la moglie Zinzi che è in platea insieme al musicista The Weeknd che ha curato con Kendrick Lamar le musiche del film. «Alla prima ero nervosissimo, c’era anche George Lucas. E cinquanta persone della mia famiglia, nonna compresa». Alle donne nere, da una parte e l’altra dell’oceano rende un omaggio sincero. «Sono la colonna della nostra comunità, vorrei poterle raccontare in un film». Magari in un sequel di Black Panther. «Perché no?».