Massimiliano IV, il tiranno che prende di petto le stelle
L’allenatore bianconero e il segreto nella gestione dei campioni Mediapro fa ricorso e attacca Sky «Teme di perdere il suo potere»
Li ha rivoltati a costo di farli diventare «rivoltosi». Li ha punzecchiati, provocati, messi in discussione. Li ha tolti dalla loro zona di comfort, costringendoli a tirare fuori sempre qualcosa di più, magari dopo una seduta di meditazione in panchina. Perché essere la squadra più forte d’italia — quella col fatturato più alto e un monte stipendi che per le avversarie è diventato come il K2 — non basta per vincere. Non così tanto. Non in questo modo.
Massimiliano IV è un allenatore di governo, ma con un’anima da lottatore che emerge ormai in continuazione: dalle scelte forti, come quella di lasciare fuori Higuain
Le frecciate «Higuain non ha preso bene l’esclusione Benatia? Doveva stare come i cavalli al prato»
nella finale di Coppa Italia, al riscatto di Benatia dopo 10 giorni in cui «aveva bisogno di stare un po’ come i cavalli quando si mandano al prato...», fino alle interviste dopo l’ennesimo trionfo bianconero, in cui Max ha scaricato lo stress dell’ultimo mese vissuto pericolosamente.
Domenica Allegri può celebrare la conquista del suo nono trofeo con la Juventus, in 4 anni. Per lo scudetto basta un punto contro la Roma. Nemmeno quello, se il Napoli non batte la Samp al Ferraris. La tentazione di parlare del futuro è tanta, ma prima c’è un presente da contestualizzare: «Non è che non mi rendo conto di quello che abbiamo fatto. Ma se mi fermo a pensare, vuol dire che sono lì vicino per smettere. Fra 20, 30 anni diranno che la Juve dal 2012 fino al... 2030 speriamo, ha fatto cose straordinarie. Ma le ha fatte per merito di tutti». Equilibrio Massimiliano Allegri, 50 anni, è a un passo dalla quarta doppietta scudetto-coppa Italia. Ha vinto anche una Supercoppa
Dopo aver vagheggiato l’incubo perfetto per gli avversari (una Juve che vince fino al 2030), Max mette l’accento sul gruppo. E non è una frase fatta. Perché questa squadra lui l’ha plasmata, sferzata, cambiata tatticamente, senza mai perderne l’anima. L’unico buco nero del suo quadriennio è il secondo tempo della finale di Cardiff, contro una squadra che però sta dominando in
Europa da 5 anni: solo una volta il Real Madrid è uscito in semifinale e lo ha fatto con la Juve nel 2015, l’unica ad andare davvero ancora vicino all’impresa, ai quarti quest’anno col 3-1 del Bernabeu.
Per fare questo — a dispetto di un dibattito sul bel gioco che lo esaspera e lo annoia in egual misura — e per farlo sempre meglio, Allegri ha dovuto domare le sue stelle bizzose
o impigrite. E ha evitato che l’abbondanza di alternative diventasse un elemento disgregante, mettendo sempre i giocatori di fronte alle loro responsabilità. E se poi «Higuain non ha preso bene l’esclusione» come ha ammesso l’allenatore usando un eufemismo, pazienza. Una squadra di 20-22 giocatori di questo livello, con oltre 250 milioni di monte stipendi, è una piccola confindustria nello spogliatoio, a cui dare una visione comune, anche grazie alla società. Gli scontenti ci sono, ma alla Juve hanno anche l’onore di alzare la Coppa per primi, come ha fatto Marchisio. Se poi lo «scontento» a fine anno sarà Max, che ha ancora due anni di contratto (da 15 milioni netti) è un altro discorso. Che la Juve e Allegri faranno subito dopo lo scudetto. Cioè adesso. (Lapresse)
Finirà l’anno scolastico, magari Salvini e Di Maio avranno trovato l’accordo per un premier, ma a metà giugno non è scontato che si sappia dove verranno trasmesse le partite del prossimo campionato. Poiché la miglior difesa è l’attacco, Mediapro — all’indomani del provvedimento del giudice di annullare il suo bando per i diritti tv della serie A — annuncia il ricorso entro lunedì contro la decisione del Tribunale di Milano. Ha tempo fino al 24 maggio e per il pronunciamento d’appello può servire un mese.
Ritiene che «la proposta di commercializzazione sia conforme a quanto stabilito nel contratto con la Lega e a quanto previsto dalle legge Melandri e nelle linee guida». È convinta che «la propria offerta non conteneva contenuti editoriali» e che «con l’attuale quadro normativo si possa commercializzare pubblicità». Poi le bordate contro la propria antagonista, Sky. «Ciò che preoccupa Mediapro è che il timore di Sky di perdere una posizione dominante sul mercato dei diritti possa generare agitazione
Numero uno Jaume Roures fondatore di Mediapro, il gruppo spagnolo che da intermediario indipendente si è aggiudicato i diritti tv della A ’18-’21
all’interno del calcio italiano. La responsabilità di questa situazione non è nostra», è la tesi degli spagnoli.
I club sprofondano nell’incertezza, considerando inderogabile la scadenza del 22 maggio per presentare le fideiussioni da 1,2 miliardi. «Stiamo parlando con la Lega sul tema della garanzia, non va legata una cosa all’altra», dichiara Jaume Roures, numero uno del gruppo spagnolo. Nel giorno in cui il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si auspica «un passo indietro da parte di tutti per il bene del sistema», Roures replica: «Non ho fatto passi avanti, solo tante riunioni con Sky che ha una posizione di privilegio nel mercato che non intende perdere. Non vuole un accordo ma tornare alla situazione iniziale creando confusione e paura. Venderemo i diritti, siamo tranquilli. Se verrà bocciato di nuovo il bando, ne faremo un altro definitivo in funzione di quanto dicono i giudici». Il canale è sempre un tema vivo. «È in discussione con Lega e club ma non ha nulla a che vedere con la decisione del Tribunale». Se ne parlerà nell’assemblea di martedì: probabile che gli spagnoli ribadiscano di subordinare la presentazione delle fideiussioni a Lega channel. To be continued.