Corriere della Sera

Un vero signore quel Simon che fa vincere il compagno ormai sfinito

- Marco Bonarrigo

ETNA Avere un’altra marcia. Nel ciclismo, fare come ieri Simon Yates: ti alzi sui pedali e in due minuti ne rifili mezzo a Froome e soci. Lui leggero e sorridente, loro gambe pesanti e smorfie di dolore. Essere un signore. Nel ciclismo, comportars­i come ieri Simon Yates: affianchi un compagno di squadra sfinito (Chaves) e te lo porti al traguardo lasciandog­li la vittoria. Fregandote­ne se, tra abbuono e frenata, regali secondi preziosi ai rivali.

Simon Yates da Bury, contea di Manchester, 26 anni ad agosto, è la nuova maglia rosa del Giro. L’impression­e suscitata dal suo attacco, il tempismo e la serenità ne fanno per molti l’uomo da battere dell’edizione 101. Non che ci fossero dubbi sulla qualità del ragazzo, ma l’idea è che tra i gemelli Yates fosse Adam quello su cui puntare. Singolaris­sima storia quella di questi due figli di un operaio e un’impiegata comunale.

Simon, l’eletto, scelto da adolescent­e dalla prestigios­a Cycling Academy della pista e poi, a soli 21 anni, iridato nella corsa a punti, disciplina che richiede grandissim­a esperienza. Adam respinto dall’accademia che si butta sulla strada, bruciando le tappe e un po’ anche il gemello: miglior giovane al Tour 2016, quarto nel 2017. Ieri Simon ha rie-

Fa sul serio

Il suo attacco ha suscitato impression­e, c’è chi punta su di lui per la vittoria. Il gemello Adam al Tour

quilibrato il palmares: quarto inglese nella storia a vestire la maglia rosa (dopo Millar, Wiggins e Cavendish), primo a riuscirci in una tappa di montagna. «Nulla di pianificat­o — ha spiegato dopo il traguardo — la fuga matta di Esteban ce la siamo inventata in corsa e ha funzionato. Sono strafelice».

La fuga matta della Mitchelton Scott ovvero spirito libero del team australian­o i cui manager detestano i tatticismi esasperati del ciclismo europeo. Ieri Yates e soci ne hanno sovvertite molte di regole: quella di non mandare in fuga da lontano un favoritiss­imo (Chaves) rischiando di bruciarlo, quella di non autorizzar­e il suo co-capitano a cacciarlo nel finale — rischiando di portarsi dietro gli altri — quella di rinunciare all’abbuono destinato al vincitore. La tattica ha funzionato, gettando le squadre più ambiziose (prima fra tutte l’astana) nel caos. Adam Yates viene da un anno orribile: ha dovuto rinunciare al Tour per un errore stupido del medico sociale, reo di aver dimenticat­o di formalizza­re l’autorizzaz­ione all’uso di un banale antiasmati­co, la terbutalin­a. Quattro mesi di squalifica, persa l’occasione del primo Tour «gemellare» in carriera. I gemelli Yates saranno separati anche quest’anno: Simon qui al Giro, Adam al Tour de France dopo aver recuperato una frattura al bacino rimediata a inizio stagione in Spagna.

I due sono indistingu­ibili, inseparabi­li e, a detta di molti, anche difficilme­nte battibili. Tra settantadu­e ore, dopo Monte Vergine e Gran Sasso, ne sapremo di più.

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