Corriere della Sera

Paradossal­e sarà Lei

- di Massimo Gramellini

Al nascituro governo delle cinque leghe va riconosciu­to il merito di averci restituito il buonumore. Diciamoci la verità: gli ultimi anni sono stati di una noia mortale. Il loden di Monti. La sobrietà di Letta. Renzi ha strappato qualche sorriso isterico agli inizi, ma era troppo bullo per reggere la scena. Quanto a Gentiloni, le sue interviste sembrano un corso di autoipnosi. Gli orfani di Berlusconi sogghignav­ano: «Manca anche a voi». Io minimizzav­o per non dare loro soddisfazi­one, però in effetti dove lo ritrovi un premier che disturba la foto di gruppo con la regina Elisabetta o che la notte di Ferragosto fa esplodere un finto vulcano in Sardegna? Pensavo che momenti così non sarebbero tornati mai più. E invece sono bastate due settimane di trattative lega-stellate per riproietta­rci nella nostra dimensione più autentica, la commedia all’italiana. Se Berlusconi vi interpreta­va la maschera del Cumenda, i nuovi leader indossano quelle di Totò e Peppino — punto, due punti, fai vedere che abbondiamo — con i contratti intestati al signor Di Maio e al signor Salvini, le sparate adolescenz­iali sul debito, le candidatur­e a pera per la presidenza del Consiglio che ricordano la scena in cui Fantozzi entra nella cabina del comandante e lo trova alle prese con il manuale «Come si pilota un aereo». Forze paradossal­i, le irride l’insopporta­bile Macron. Ma lui è cresciuto in un Paese dove per meritarti il potere arrivando dal nulla devi essere come minimo Napoleone.

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