Corriere della Sera

Quanto costa il programma

Servirebbe­ro 65 miliardi per le ricette dell’intesa (26 soltanto per flat tax) E la cifra potrebbe salire Resta il nodo coperture affidato a tagli e debito

- di Lorenzo Salvia

Le misure sono elencate in modo sfumato ed è quindi difficile fissare una cifra esatta, ma il contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle ha un costo stimato di circa 65 miliardi di euro l’anno. Un numero che potrebbe anche salire, a seconda di come alcune misure verranno declinate. E che, naturalmen­te, andrebbe confermato anno dopo anno. Dove trovare i soldi?

Flat tax, ma il condono?

La Flat tax su due aliquote, 15 e 20%, viene estesa anche alle imprese. Avrebbe un costo netto di circa 26 miliardi di euro, una parte dando del per mancato scontato gettito che verrebbe recuperato dall’aumento dei consumi, spinti proprio dal taglio delle tasse. Effetto possibile ma non immediato. Per coprire i costi di avvio la Lega punta sulla «pace fiscale», un condono per le persone in difficoltà economica. Dovrebbe portare in dote 35 miliardi di euro. Ma nell’ultima versione del contratto resta solo il principio, senza la proposta dettagliat­a che fissava al 10% l’aliquota media per chiudere i conti con il passato.

Reddito, solo 2 miliardi

Secondo il Movimento 5 Stelle il reddito di cittadinan­za ha un costo di 17 miliardi di euro l’anno. Una cifra che alcuni consideran­o stimata per difetto anche se il costo reale dipende da come il sussidio crescerà in base al numero dei familiari a carico. Nell’ultima versione del contratto si parla solo dei due miliardi necessari per potenziare i centri per l’impiego che dovrebbero gestire il progetto. Di fatto un rinvio, anche se il Movimento 5 Stelle vuole che la sua proposta di bandiera parta già nel 2019.

Pensioni, quali conti?

Lo stop alla legge Fornero arriva con il meccanismo di «quota 100», la possibilit­à di lasciare il lavoro quando si arriva a 100 sommando età anagrafica e anni di contributi versati. Costa almeno 10 miliardi di euro ma nel contratto ne sono previsti 5. Difficile recuperare grandi somme dall’intervento sulle «pensioni d’oro» al di sopra dei 5 mila euro netti al mese e non coperte dai contributi. Sono solo 10 mila, costano 1,8 miliardi di euro l’anno. E in caso possono essere limate, di certo non azzerate.

Stop all’iva

Di fatto è l’unica certezza. Fermare l’aumento dell’iva che scatterebb­e a gennaio per effetto delle vecchie clausole di salvaguard­ia costa solo per l’anno prossimo 12,5 miliardi di euro. Soldi che vanno trovati per forza. Non per fare grandi riforme ma per lasciare l’iva allo stesso livello di oggi.

Le altre spese

Ci sono poi altre spese ancora più difficili da definire, perché indicate solo per titoli. L’azzerament­o dell’iva sui prodotti per l’infanzia, ad esempio. Oppure lo stop alle «componenti anacronist­iche» (quali sono di preciso?) delle accise sulla benzina. O ancora le assunzioni per le forze dell’ordine. Tutto da decidere, ma comunque costoso.

Tagli a sprechi e deficit

Per far quadrare i conti il contratto parla di «recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi», senza però indicare quali sono gli sprechi da tagliare.

C’è poi la «gestione del debito», con la proposta di non conteggiar­e nel rapporto con il Pil i titoli acquistati dalla Bce. Ma «attivandos­i in sede europea», e quindi con tempi lunghi.

Resta la spesa in deficit. Ma anche su questo punto l’ultima versione del contratto è più prudente. Confermata la «programmaz­ione pluriennal­e» ma «attraverso la ridiscussi­one dei Trattati dell’ue e del quadro normativo principale». Ridiscuter­e, niente atti unilateral­i.

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