Il contratto fa crollare Mps: -8,8 per cento Borghi: «Via i vertici». L’ira di Padoan
Il Carroccio punta a «ripensarla» come banca pubblica. Il ministro: «Parole gravi»
Ventinove parole, appena due righe e mezzo, sono costate ieri al Mps 250 milioni di euro di perdita in Borsa: «Inoltre, con riferimento alla banca Monte dei Paschi, lo Stato azionista deve prevedere alla rifocalizzazione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio». È bastato questo riferimento nel «contratto di governo» Lega-m5s per scatenare la fuga dal titolo della banca senese, già di per sé molto sensibile: -8,8%, sotto i tre euro. Di fatto ha bruciato i guadagni realizzati da venerdì dopo i conti trimestrali chiusi con un utile di 188 milioni che ha sorpreso gli analisti.
A metterci il carico, nel corso della giornata, è stato poi il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi: «Bisogna abbandonare l’idea di fare profitti vendendo Mps a chissà chi, ma mantenerla come patrimonio del Paese». Cioè fare diventare Mps la banca pubblica con cui portare avanti gli investimenti nel Paese, dopo aver rinegoziato gli accordi di salvataggio con l’europa e averla tolta dal listino nazionalizzandola al 100% , anziché venderla sul mercato.
Poco dopo le 19, la replica del ministro uscente dell’economia, Pier Carlo Padoan, appena eletto proprio nel collegio di Siena, che accusa Borghi, Lega e M5S di aver «immediatamente creato una crisi di fiducia» su Mps, «un fatto molto grave che mette a repentaglio l’investimento effettuato con risorse pubbliche, tirandosi dietro i risparmi degli italiani che a parole si vorrebbero tutelare».
Lega e Cinquestelle in questi anni sono stati molto critici verso i governi Renzi e Gentiloni per la gestione della crisi Mps e sul duro piano di ristrutturazione messo a punto con la Bce e l’antitrust Ue, che ha autorizzato gli aiuti di Stato. Nel 2017 il Tesoro ha immesso 5,4 miliardi in Rocca Salimbeni, arrivando al 68% del capitale. Un piano lacrime e sangue, per Borghi, che impone di vendere le opere d’arte e di chiudere le filiali periferiche, che però in molte aree rurali della Toscana rappresentano l’unica banca».
Ma non è certo per difendere le agenzie nelle campagne toscane che si cita Mps in un programma di governo così complesso, Borghi lo riconosce: «Va ridiscusso l’accordo con la Ue e gli impegni presi a danno dell’italia. Nel Regno Unito, che è ancora nella Ue, Royal Bank of Scotland è dello Stato, in Germania tante banche sono degli enti locali. Mps deve diventare parte di quel sistema bancario anche pubblico disegnato nel contratto di programma».
In questo scenario, il consiglio guidato da Marco Morelli e presieduto da Stefania Bariatti, proposto a novembre dal ministero dell’economia, è in bilico. «È quasi naturale cambiare la governance», dice Borghi. M5S è sulla stessa linea. Il mese scorso, intervenendo all’assemblea Mps a Siena, l’esponente dei 5 Stelle Carlo Sibilia aveva preannunciato di voler riconvocare l’assemblea per cambiare la linea del Tesoro su Mps, di fatto preannunciando un possibile ricambio dei vertici. Morelli ieri era a Milano per un’iniziativa sull’innovazione, una di quelle che rientrano nella riconquista di una normalità industriale: «Gli azionisti hanno assoluta libertà di decidere quello che ritengono più opportuno fare», dice.