Corriere della Sera

Il contratto fa crollare Mps: -8,8 per cento Borghi: «Via i vertici». L’ira di Padoan

Il Carroccio punta a «ripensarla» come banca pubblica. Il ministro: «Parole gravi»

- Fabrizio Massaro

Ventinove parole, appena due righe e mezzo, sono costate ieri al Mps 250 milioni di euro di perdita in Borsa: «Inoltre, con riferiment­o alla banca Monte dei Paschi, lo Stato azionista deve prevedere alla rifocalizz­azione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio». È bastato questo riferiment­o nel «contratto di governo» Lega-m5s per scatenare la fuga dal titolo della banca senese, già di per sé molto sensibile: -8,8%, sotto i tre euro. Di fatto ha bruciato i guadagni realizzati da venerdì dopo i conti trimestral­i chiusi con un utile di 188 milioni che ha sorpreso gli analisti.

A metterci il carico, nel corso della giornata, è stato poi il responsabi­le economico della Lega, Claudio Borghi: «Bisogna abbandonar­e l’idea di fare profitti vendendo Mps a chissà chi, ma mantenerla come patrimonio del Paese». Cioè fare diventare Mps la banca pubblica con cui portare avanti gli investimen­ti nel Paese, dopo aver rinegoziat­o gli accordi di salvataggi­o con l’europa e averla tolta dal listino nazionaliz­zandola al 100% , anziché venderla sul mercato.

Poco dopo le 19, la replica del ministro uscente dell’economia, Pier Carlo Padoan, appena eletto proprio nel collegio di Siena, che accusa Borghi, Lega e M5S di aver «immediatam­ente creato una crisi di fiducia» su Mps, «un fatto molto grave che mette a repentagli­o l’investimen­to effettuato con risorse pubbliche, tirandosi dietro i risparmi degli italiani che a parole si vorrebbero tutelare».

Lega e Cinquestel­le in questi anni sono stati molto critici verso i governi Renzi e Gentiloni per la gestione della crisi Mps e sul duro piano di ristruttur­azione messo a punto con la Bce e l’antitrust Ue, che ha autorizzat­o gli aiuti di Stato. Nel 2017 il Tesoro ha immesso 5,4 miliardi in Rocca Salimbeni, arrivando al 68% del capitale. Un piano lacrime e sangue, per Borghi, che impone di vendere le opere d’arte e di chiudere le filiali periferich­e, che però in molte aree rurali della Toscana rappresent­ano l’unica banca».

Ma non è certo per difendere le agenzie nelle campagne toscane che si cita Mps in un programma di governo così complesso, Borghi lo riconosce: «Va ridiscusso l’accordo con la Ue e gli impegni presi a danno dell’italia. Nel Regno Unito, che è ancora nella Ue, Royal Bank of Scotland è dello Stato, in Germania tante banche sono degli enti locali. Mps deve diventare parte di quel sistema bancario anche pubblico disegnato nel contratto di programma».

In questo scenario, il consiglio guidato da Marco Morelli e presieduto da Stefania Bariatti, proposto a novembre dal ministero dell’economia, è in bilico. «È quasi naturale cambiare la governance», dice Borghi. M5S è sulla stessa linea. Il mese scorso, intervenen­do all’assemblea Mps a Siena, l’esponente dei 5 Stelle Carlo Sibilia aveva preannunci­ato di voler riconvocar­e l’assemblea per cambiare la linea del Tesoro su Mps, di fatto preannunci­ando un possibile ricambio dei vertici. Morelli ieri era a Milano per un’iniziativa sull’innovazion­e, una di quelle che rientrano nella riconquist­a di una normalità industrial­e: «Gli azionisti hanno assoluta libertà di decidere quello che ritengono più opportuno fare», dice.

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