Anglade ridisegna la mappa europea
La rifondazione dell’europa — quella vera, non certo quella al centro della caccia alla streghe di chi parla a caso di «rinegoziare i Trattati» — passa attraverso un rinnovamento radicale di quelle «famiglie» politiche che hanno svolto un ruolo determinante, oggi appannato, nel progetto di integrazione. È questo l’obiettivo per il quale lavora Pieyrealexandre Anglade, deputato francese di La République En Marche! eletto nella circoscrizione estera del Benelux.
Nato a Parigi, trentunenne, un Erasmus a Glasgow, studi in Scienze politiche alla Sorbona e a Strasburgo, Anglade vive in Belgio. I «quadri» di Emmanuel Macron arrivano spesso da un percorso compiuto sotto altre bandiere (frequentemente, ma non solo, in quel Partito socialista che ha scritto gran parte della storia francese). Il suo caso è diverso. «Non avevo mai militato in un movimento politico prima della creazione di En Marche! nel marzo 2016», ha detto a Le Point.
Anglade guida la «task force» per le elezioni europee del 2019. Non è un mistero che a Parigi si punti a ridisegnare la mappa politica dell’unione. Per questo En Marche! ha avviato una serie di contatti, in primo luogo con Ciudadanos in Spagna, e si sta confrontando anche con il Partito democratico, nonostante le divisioni che lo stanno lacerando. Si tratta di un progetto interessante: popolari, socialisti e i liberali europei appaiono prigionieri di logiche legate agli interessi nazionali oppure sono il marchio un po’ scolorito di prodotti troppo diversi tra loro.
Bisogna però evitare che tutto si riduca alla verifica di un cambio di stagione. Serve invece una riflessione seria, nella direzione contraria alle tendenze «sovraniste», su una vera «europeizzazione» della politica. In questa ottica sarebbe molto utile la creazione di liste transnazionali, che possano essere votate in tutti i Paesi dell’unione, per assegnare i 73 seggi lasciati liberi dalla Gran Bretagna dopo la Brexit. «Un piccolo cambiamento, ma ricco di significato», ha dichiarato Anglade a El País. Ma conservatori ed euroscettici hanno già votato contro questa proposta. Per molti di loro l’europarlamento è una istituzione nemica. Dove si va ogni tanto a urlare più forte
degli altri.