La festa e l’orgoglio Allegri all’attacco «Chi non riconosce il nostro successo ci manca di rispetto»
TORINO La festa, l’orgoglio e la cerimonia degli addii. Lo Juve «pride» va in scena contro il Verona già retrocesso e proseguirà con l’autobus scoperto per le vie del centro di Torino. Per Gigi Buffon sarà l’ultimo saluto al popolo bianconero, dopo «6111 giorni e attimi di pura passione — scrive il portiere sui social —. Di gioia, di pianti, di sconfitte e di vittorie. In quella che chiamerò sempre casa». Un saluto unico, prima di cominciare «nuove sfide». Perché l’offerta del Psg è di quelle che non si possono rifiutare, sotto il profilo tecnico, economico (8 milioni a stagione per due anni), delle motivazioni. Con Buffon ancora in campo, si potrà riaprire anche il discorso azzurro: non per l’addio del 4 giugno, che non avrebbe più senso, ma da vecchio capitano che cercherà di meritarsi la convocazione. Con il sogno — per adesso è solo questo — di esserci all’europeo 2020.
Per Massimiliano Allegri, al quarto scudetto bianconero, sarà invece la prima celebrazione in grande stile per le vie della città. E l’allenatore non si tira indietro, scrivendo i titoli di coda. Non quelli della propria permanenza a Torino, perché le probabilità che resti alla Juve sono «altissime», anche perché nessuno finora gli ha fatto proposte concrete. Ma quelli di una stagione lunga, complicata e ad alta tensione, soprattutto nel finale. La lotta col Napoli ha lasciato il segno e Allegri non accetta che la vittoria della Juve non venga riconosciuta dall’avversario: «Chi non fa i complimenti a questa Juventus — attacca Max — credo non abbia rispetto del lavoro che i giocatori hanno fatto in questi 4 anni e quest’anno. I campionati alla fine li vince sempre la migliore e non si può mettere in discussione e a confronto una squadra che vince 4 scudetti, 4 coppe Italia, gioca 2 finali di Champions, con una squadra che ha fatto grandissime cose, ma non ha giocato neanche una finale. Dopo la sconfitta col Napoli sono stato considerato inadeguato a fare l’allenatore. Ma quella è stata la settimana più bella della stagione e tutti sono stati straordinari a mantenere l’equilibrio. Con la convinzione che un colpo loro l’avrebbero perso. E fortunatamente l’hanno perso a Firenze».
È significativo che Allegri nel tracciare l’identikit dei prossimi innesti juventini parli di «giocatori di carattere, con passione, che hanno voglia di sacrificarsi e lavorare per vincere». Perché l’allenatore sa bene che senza Buffon, probabilmente senza Mandzukic, forse senza Khedira (oggi salutano anche Asamoah, Lichtsteiner, Marchisio
quasi sicuramente), la sua Juve dovrà trovare uomini di personalità a cui trasmettere in fretta la juventinità. Che, in modo altrettanto significativo, Max racchiude nell’immagine della giocata che più gli è rimasta impressa quest’anno. Il gol di Higuain a San Siro? Quello di Dybala alla Lazio? Il rigore parato da Buffon all’atalanta? Niente di tutto questo: «Il salvataggio di Chiellini a Wembley nel finale contro il Tottenham: la cattiveria di quelle situazioni è quella che fa la differenza per vincere le partite». Proprio Chiellini, il nuovo capitano. Non è un caso. La Juve è già nel futuro.