Scure di M5S su Tav e Ilva
Di Maio: la Torino-lione non serve. Forza Italia: follia. Salvini: seguire il programma
Il Movimento Cinque Stelle riapre il fronte Tav: «Opera inutile, lo diremo alla Francia» attacca Luigi Di Maio. «Follia», replica Forza Italia. E sul blog del M5S si chiede anche la chiusura dell’ilva. Il leghista Matteo Salvini: seguire il programma. Ai gazebo leghisti emergono dubbi sulla parte del «contratto» che riguarda il reddito di cittadinanza. E si avvicina l’indicazione su chi farà il premier.
La manifestazione Ieri il corteo dei No Tav a Torino. Il leader storico Perino: non esistono governi amici
ROMA I Cinque Stelle annunciano lo stop ai lavori per la Tav. A sorpresa, dopo aver prima inserito il blocco nel testo, poi aver ammorbidito il passaggio anche per l’avvertimento da parte della Francia che ci sarebbero state gravi conseguenze economiche a carico dell’italia, è Luigi Di Maio in persona a spiegare in mattinata che la linea veloce ferroviaria non si farà più: «Nel contratto c’è il blocco di un’opera che è inutile. Andremo a parlare con la Francia e gli diremo che la Torino-lione poteva valere trent’anni fa, ma non più oggi. Non serve più», scandisce il leader dei Cinque Stelle.
Un annuncio che arriva proprio nel giorno della manifestazione dei movimenti No Tav che si è svolta a Torino, migliaia a sfilare senza incidenti ma anche senza dichiarazioni di riconoscenza a chicchessìa: «Non esistono governi amici. Nessuno si offenda», avverte il leader storico Alberto Perino. Al contrario, insorgono FI e FDI, già nei giorni scorsi molto critici per un programma che sta «facendo scomparire le grandi opere», e che ha messo nel mirino anche la grande industria siderurgica.
Sì perché, nella giornata dell’annuncio sulla Tav — per ora dalla Francia ci si limita a un no comment — dal blog del M5S arriva un altro aut aut: anche l’ilva va verso la chiusura. «Nel contratto — si spiega nel blog — è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura del’ilva», seguendo il principio per cui «il denaro pubblico va investito sulle vere priorità del Paese, non sulle opere pubbliche inutili e dannose».
Su questo punto arriva immediata la risposta del ministro Carlo Calenda e della vice Teresa Bellanova, che tentano in extremis di riaprire il tavolo del confronto per raggiungere un accordo che eviti la chiusura della più grande acciaieria d’europa: «Speriamo — scrivono — che le sigle sindacali che auspicavano la chiusura dell’accordo con il nuovo governo capiscano che questa strada è chiusa. Siamo disponibili a convocare immediatamente il tavolo con l’azienda per chiudere l’accordo ed evitare la più grossa deindustrializzazione del Sud degli ultimi decenni».
In questa doppia mossa del M5S spicca il silenzio della Lega. Solo il capogruppo del Carroccio al Comune di Torino Fabrizio Ricca insiste sulla necessità che i lavori per la Tav vadano avanti, per il resto nessuno sembra opporsi. Al contrario del centrodestra, che insorge. Le due capogruppo di FI, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini parlano di «follia targata M5S» e di «faciloneria dialettica» a proposito della Tav, Osvaldo Napoli avverte che «a pagare saranno gli italiani» e Giorgia Meloni per FDI definisce «surreali» le parole di Di Maio e giudica «un errore gravissimo» fermare la Tav.
Ma anche un azzurro non ostile al patto M5s-lega come Giovanni Toti esprime tutta la sua preoccupazione per due decisioni come la chiusura dell’ilva e il blocco della Tav: così, dice, si butta «un’ombra sinistra» sul futuro dell’italia, con mosse che mettono a rischio «migliaia di posti di lavoro» e che condannano il Paese «a decrescita non felice e marginalità in Europa». Matteo Salvini, intanto, si dice «fiducioso» sul governo. Ma avverte: «Se qualcuno non rispetterà questo programma salta tutto».