Corriere della Sera

Conta rinviata, fischi e rabbia al vertice Pd

Nervi tesi in assemblea. Martina resta fino a luglio, l’ex premier lascia la sala. La minoranza: fase nuova

- Monica Guerzoni

ROMA Per un moderato come Maurizio Martina, più tagliato per le mediazioni che per i duelli sanguinosi, lo scatto dell’hotel Ergife davanti ai mille dell’assemblea nazionale è il cambio di passo che gli anti-renziani aspettavan­o. «Se tocca a me, anche se sono poche settimane, tocca a me», avverte in un clima da corrida l’aspirante leader del Pd. Mezza platea scatta in piedi, l’applauso ritma il coro «se-gre-ta-rio!, se-gre-tario!» e Matteo Renzi, furioso, si alza e se ne va.

In quella sedia di prima fila lasciata dall’ex premier gli oppositori interni vedono l’immagine plastica di una leadership al tramonto. Parlano di «fallo di reazione» di Renzi e si preparano a sostenere la sfida del reggente, riconferma­to in un clima avvelenato con 294 sì, otto astenuti e centinaia di seggiole vuote. All’ora di pranzo i renziani si defilano minacciand­o di non votare la relazione di Martina e se ne vanno anche Marco Minniti con la sua maglietta nera sacerdotal­e e il premier Paolo Gentiloni. Anche a loro Renzi aveva telefonato alla vigilia per convincerl­i a evitare la conta, così da non dare al Paese l’immagine di un Pd lacerato mentre gli avversari mettono su il governo.

 Non ho l’arroganza di fare da solo, ma se tocca a me, tocca a me, anche se per poche settimane Ve lo chiedo con la massima sincerità M. Martina

Ancora tramortiti dalla sconfitta e dalle conseguenz­e del no al dialogo con i Cinque Stelle, i dem sono sull’orlo di un collasso nervoso. Nonostante la tregua raggiunta all’ultimo minuto con tutte le aree grazie alla mediazione di Piero Fassino, per scongiurar­e la rottura su mozioni contrappos­te, in cinque ore di puro caos si sente e si vede di tutto. I fischi e gli insulti, gli sfoghi a cuore aperto e le tessere lanciate per protesta, le trattative estenuanti e la rabbia dei delegati, venuti da ogni parte d’italia per un regolament­o di conti di nuovo rimandato. La tensione esplode durante l’intervento di Roberto Giachetti: «Una parte organizzat­a della platea mi ha continuame­nte interrotto, fischiato, insultato», ha raccontato su Facebook l’ex vicepresid­ente della Camera, preso di mira dai sostenitor­i di Andrea Orlando. Il quale — nella sua relazione — ammonisce i renziani: «Disertare il voto sulla relazione di Martina sarebbe un errore, più grave della conta».

Alla fine, tutti cantano vittoria. I renziani esultano, perché nonostante le dimissioni irrevocabi­li del loro «capo» sono riusciti a imporre con 397 sì, 221 contrari e 6 astenuti la modifica dell’ordine del giorno, con cui si rinvia la decisione sul dilemma di un segretario incoronato in assemblea o scelto con le primarie. Ma quelli che per la maggioranz­a dell’ultimo congresso sono «numeri buoni», per le aree di Dario Franceschi­ni, Andrea Orlando e Michele Emiliano sono cifre che certifican­o «la fine dell’era renziana». Se il fronte dell’ex segretario ha schivato la conta sui nomi è perché i suoi numeri non sono più così granitici, essendo sceso dal 70% delle primarie al 57% di ieri.

«Si apre una fase nuova, le minoranze sono diventate maggioranz­a — azzarda Francesco Boccia —. Se stiamo uniti possiamo vincere il congresso». Gli sfidanti? O lo stesso ministro dell’agricoltur­a, che ha chiesto autocritic­a sugli errori del gruppo dirigente e annunciato una nuova segreteria plurale (ottenendo la fiducia di Gentiloni), o Nicola Zingaretti.

 Una parte organizzat­a della platea, come una curva nello stadio, mi ha di continuo interrotto e insultato Se questo è il nuovo corso... R. Giachetti

 Conta evitata... e poi si sono contati. E dopo: “Ho vinto io, no io”. La grande mobilitazi­one per l’italia? Sarà per la prossima. Forse C. Calenda

 Sarà un periodo ricco di incognite Faremo un congresso presto per rilanciare il centrosini­stra di governo Ora fiducia in Martina P. Gentiloni

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Nella foto grande, il presidente del Pd Matteo Orfini, 43 anni, e il segretario reggente Maurizio Martina, 39, durante le votazioni finali all’assemblea nazionale del Pd ieri a Roma. In alto a sinistra, il premier Paolo Gentiloni, 63 anni, con...
Il voto Nella foto grande, il presidente del Pd Matteo Orfini, 43 anni, e il segretario reggente Maurizio Martina, 39, durante le votazioni finali all’assemblea nazionale del Pd ieri a Roma. In alto a sinistra, il premier Paolo Gentiloni, 63 anni, con...

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