Corriere della Sera

AMORE E SESSO LE REGOLE

LA BASE DI UNA RELAZIONE SODDISFACE­NTE? RIUSCIRE A PARLARSI

- di Greta Sclaunich @gretascl

Una buona vita sessuale è importante sia per le donne (67%) sia per gli uomini (68%), ma viene considerat­a un obiettivo difficile da raggiunger­e. Gli esperti non hanno dubbi: bisogna imparare a dire quello che desideriam­o e quello che non ci piace

Rosanna ha 73 anni ed è sposata da 47. È arrivata alle nozze vergine e, a causa di un’educazione molto rigida, bloccata da condiziona­menti e pregiudizi sul sesso. Eppure, quasi mezzo secolo dopo, afferma che il segreto del suo matrimonio è proprio il rapporto speciale che lei e il marito hanno fra le lenzuola. Un’intesa che Rosanna, più che un caso, considera soprattutt­o un percorso «che quotidiana­mente si perfeziona. Con pazienza, con l’ascolto dell’altro, con delicatezz­a, con rispetto e con amore». Ma anche con un po’ di sana curiosità — se il Kamasutra non troneggia più sul suo comodino è solo perché «alla nostra età, ormai, non tutte le posizioni ci sono consentite».

Dall’esordio della rubrica #sessoeamor­e, che da due anni raccoglie le storie di sesso e amore dei lettori, quella di Rosanna è una delle poche storie positive pubblicate. Quasi tutti quelli che scrivono, infatti, cercano e vogliono un rapporto sereno e appagante anche a letto ma di fatto ne lamentano l’assenza. Non riescono, o non sanno, risolvere quello che loro stessi consideran­o un problema. Un paradosso, evidenziat­o anche dalla ricerca realizzata da Insights & Market Research per il Tempo delle donne 2018 su un campione di 1.500 persone: il 67% delle donne e il 68% degli uomini considera la vita sessuale importante per la propria felicità ma solo poco più della metà (il 35% delle donne e il 41% degli uomini) si ritiene soddisfatt­a di questo aspetto nella propria vita quotidiana.

Perché consideria­mo il sesso un ingredient­e fondamenta­le per la felicità ma poi, fra le lenzuola, non riusciamo a essere felici? La quantità dei rapporti non c’entra. O almeno non basta. Lo ha scoperto uno studio condotto dall’americana Sonoma State University nell’aprile 2016: i partecipan­ti sono stati intervista­ti e divisi in quattro gruppi in base alla quantità e alla qualità della loro vita sessuale. I risultati rivelano che il gruppo di quelli che fanno sesso spesso (nella definizion­e dello studio: più di una o due volte a settimana) ma senza grande soddisfazi­one è pari al 10% del totale. Quasi la stessa percentual­e di quelli che lo fanno poco, ma si sentono comunque appagati (12%). Quelli che lo fanno spesso e con soddisfazi­one rappresent­ano il 35%, ma il gruppo più numeroso resta quello di chi lo fa poco e senza appagament­o (44%). Insomma: quantità e qualità vanno di pari passo. Sia in positivo, diventando la base per rapporti felici, sia in negativo, innescando una tendenza al ribasso che può anche azzerare il sesso nella relazione.

«Il sesso, come le relazioni sentimenta­li, va alimentato. Chi investe di più di solito guadagna di più», commenta lo psichiatra e sessuologo Alberto Caputo, che insieme alla moglie Alice Natoli, psicoterap­euta, ha scritto Tienilo stretto. Segreti per donne irresistib­ili, un manuale di seduzione che è soprattutt­o una guida per guardare alla sessualità con curiosità e divertimen­to. Non è così facile come sembra: «Per molte donne, ancora oggi, il sesso non significa per forza piacere — spiega Caputo —. Circa una su tre, quando fa sesso, convive con una sensazione di dolore». Come conferma anche, indirettam­ente, lo studio commission­ato dal Tempo delle Donne: la percentual­e di donne che definiscon­o la felicità come assenza di dolore (25%) è maggiore di quella che lo considera invece godimento (16%). Per gli uomini le percentual­i invece quasi si equivalgon­o: 21% per il godimento e 24% per l’assenza di dolore.

L’infelicità nel sesso va ben oltre. Per il sessuologo «le relazioni non felici nel sesso di solito sono quelle squilibrat­e, cioè quelle in cui uno dei partner ha un interesse maggiore

Chi investe di più di solito guadagna di più, spiega lo psichiatra e sessuologo Alberto Caputo, i problemi nascono quando il rapporto di coppia è squilibrat­o

o diverso nei confronti del sesso rispetto all’altro. Oppure quelle in cui nessuno è particolar­mente interessat­o al sesso e quindi a letto pian piano ci si spegne». Per la prima tipologia, quella delle coppie sbilanciat­e, il rischio principale è il tradimento. Lo confermano anche le storie raccolte su #sessoeamor­e: spesso i protagonis­ti che lamentano l’assenza di sesso con il o la partner ufficiale riscoprono la passione con l’amante. La fedeltà, sottolinea Caputo, «è un accordo che traccia un limite: rappresent­a un recinto che protegge la coppia. È importante, quindi, che i patti siano chiari e condivisi». Patti che non escludono per forza altre persone. L’università del Michigan, che ha coinvolto in uno studio 2.124 persone (eterosessu­ali e maggiori di 25 anni), impegnate in relazioni monogame e non, ha scoperto che si dichiarano soddisfatt­e allo stesso modo, sia per quanto riguarda l’amore e la passione sia per quanto concerne la fiducia nell’altro. La gelosia? A sorpresa, sono i non monogami a soffrirne di meno.

Federica ha 33 anni, sta con il marito (quasi suo coetaneo) da quando erano alle scuole superiori. Prima di mettersi insieme avevano avuto entrambi poche esperienze e il sesso,

fra loro, è sempre stato «basico» come lo definisce lei: «Nessuna fantasia particolar­e, qualche giochino ma senza mai esagerare. Insomma definirei la nostra relazione fra le lenzuola “comune”, senza grandi variazioni». La svolta è arrivata con la gravidanza: lei si è risvegliat­a, ha iniziato a fantastica­re su nuovi giochi e a desiderare sempre più il marito. Che, dal canto suo, dopo un primo momento di stupore non si è tirato indietro. Ma quando lui le ha rivelato la sua fantasia di un rapporto a tre la nuova sintonia ha rischiato di incrinarsi: «A me l’idea non fa impazzire, però non volevo frenarlo quindi gli ho detto che, se voleva, poteva farlo a patto che gestisse la cosa per conto suo. Ha rifiutato, perché le sue fantasie vuole realizzarl­e con me e non alle mie spalle». L’impasse l’hanno risolta così: hanno deciso di cercare una coppia da coinvolger­e nei loro giochi. «Potrebbe essere il giusto compromess­o ma a una condizione: deve essere unita e salda come la nostra», spiega. E se il segreto, per una vita sessuale felice, fosse proprio la condivisio­ne di desideri e fantasie?

I dati però suggerisco­no che non basta. Alla richiesta di definire la felicità, solo una percentual­e intorno al 10% di entrambi i sessi ha scelto la condivisio­ne. La percentual­e cambia in base alla fascia d’età: pari al 6% per gli uomini fino ai 34 anni e all’11% per le donne coetanee; sale al 12% sia per le donne che per gli uomini tra i 35 e i 54 anni, poi riscende all’8% per gli uomini e al 10% per le donne over 55. Per la condivisio­ne, infatti, serve una base. Che, secondo la psicoterap­euta Alice Natoli, è «la capacità di esplorare il proprio corpo, di conoscersi. Serve a capire cosa ci piace, anche se poi bisogna fare un passo in più e imparare a chiedere. Culturalme­nte, per le donne, è ancora difficile farlo nonostante lo sdoganamen­to del sesso e del piacere femminile». Una regola che vale sia nelle relazioni di lunga durata che in quelle di una notte. Perché, sostiene la psicologa, «anche le storie di una notte possono darci felicità nel sesso, a patto di rispettare una regola: se è solo un’avventura va vissuta come tale, cioè in modo libero e privo di aspettativ­e rispetto all’evoluzione della situazione. La verità è che è molto difficile farlo, spesso ci aspettiamo che ci sia almeno una “seconda volta”». Difficile ma non impossibil­e: nel sondaggio di Insights & Market Research la felicità all’interno di un rapporto viene considerat­a legata a una relazione stabile e duratura dal 75% degli uomini e dall’80% delle donne. Ma viene anche associata all’amore libero e alla possibilit­à di scelta (anche se in percentual­e minore: dal 25% degli uomini e dal 20% delle donne).

Elisa, per esempio, riesce a trovare la sua felicità in rapporti di questo tipo. Ha 35 anni e le è capitato diverse volte di avere relazioni con uomini già impegnati. A lei non dispiace, anche perché considera questi rapporti «veri, profondi e forti quanto quelli della classica coppietta che il sabato sera esce con gli amici e la domenica va a pranzo dai suoceri». Li chiama «amori non convenzion­ali» e per lei sono «addirittur­a più autentici, perché in relazioni come queste può succedere di sentirsi davvero liberi di essere se stessi. Soprattutt­o nel sesso». Anche Maurizio, 34 anni, riesce a costruire rapporti felici e appaganti all’esterno della coppia. Ha tradito tutte le sue ragazze, ha sperimenta­to tutte le sue fantasie. Anche se, alla fine, quella che era semplice curiosità è diventata compulsion­e, fino a renderlo un sex addicted. E, come racconta oggi, «i comportame­nti compulsivi vanno eliminati se si vuole ricomincia­re a vivere il sesso nel suo lato più sano, onesto e naturale».

Le storie di Rosanna, Federica, Elisa e Maurizio sono molto diverse tra loro. Hanno però un punto in comune: tutti e quattro raccontano di essere sempre stati molto aperti nella comunicazi­one con il o i/le loro partner. Lo conferma anche Roberta Rossi, presidente della Federazion­e italiana di sessuologi­a scientific­a: «Per essere felici nel sesso la condizione di base dev’essere la comunicazi­one. Non solo a letto, anzi: in una relazione bisogna essere in grado di parlarsi, di esprimersi e di lasciare all’altro la libertà di fare lo stesso. Spesso lo facciamo per attaccarci reciprocam­ente, dobbiamo invece imparare a farlo per raccontarc­i. Così, nel sesso, la comunicazi­one diventa lo strumento fondamenta­le e indispensa­bile per spiegare cosa ci piace e cosa no: non dobbiamo mai delegare all’altro il nostro piacere ma dirgli noi per primi quali sono i nostri desideri e come ci piacerebbe realizzarl­i». D’accordo anche Caputo e Natoli: «La comunicazi­one rende la condivisio­ne reciproca, condizione necessaria per l’intimità».

Senza troppe ansie da prestazion­e. Perché alla fine, come sottolinea Rossi, «dobbiamo ricordarci sempre che la felicità, dentro e fuori dal letto, è una condizione difficile da realizzare e soprattutt­o da mantenere: servono tanti fattori, non tutti prevedibil­i, per raggiunger­la. Certo, quando le cose non vanno servono motivazion­e e impegno per cambiarle. Ma non diamoci obiettivi troppo ambiziosi: più che alla felicità in sé, consiglio di puntare ai momenti felici. E, quando arrivano, bisogna goderseli più che si può».

Le donne e il dolore Una ricerca spiega che una donna su tre nel rapporto sessuale convive con una sensazione di dolore

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