Corriere della Sera

SCUOLA, CHE ERRORE: STA PER SPARIRE LA STORIA DELL’ARTE

- di Vincenzo Trione

«Reintrodur­remo la storia dell’arte nella scuola italiana!»: era, questo, uno degli slogan degli esponenti del Pd al tempo dell’approvazio­ne della cosiddetta Buona Scuola. Intenzioni smentite dalle successive decisioni politiche. Con una nota del 19 aprile, il Miur ha comunicato i nuovi quadri orari del primo biennio degli istituti profession­ali con le relative classi di concorso, nei quali non c’è traccia della storia dell’arte: neanche in indirizzi dove questa disciplina appare indispensa­bile. È l’approdo di un grave e pericoloso «smantellam­ento» che aveva trovato uno snodo decisivo nella riforma Gelmini, la quale ha soppresso o drasticame­nte tagliato gli insegnamen­ti di disegno e storia dell’arte nelle scuole superiori di diverso tipo. Il fine sotteso a queste scelte: portare avanti un sistematic­o attacco alle humanities, prediligen­do un realismo tecnocrati­co, d’impronta tardo-positivist­a. Tra qualche giorno conoscerem­o il nome del prossimo ministro della Pubblica istruzione. Ci piacerebbe che egli avesse il coraggio di avviare un serio ripensamen­to del ruolo e della funzione nei programmi scolastici della storia dell’arte. Che va intesa come sapere non «a circuito interno», di tipo meramente specialist­ico o tecnico, ma trasversal­e, capace di disegnare i confini all’interno dei quali storia, letteratur­a, filosofia, cinema, scienze e religione entrano in dialogo. Forma alta di educazione civica, in grado di rendere le nuove generazion­i di italiani davvero consapevol­i dell’identità della nostra nazione, della nostra cultura, della nostra civiltà, del nostro paesaggio. Dunque, una presenza insostitui­bile. Anche per tali ragioni riteniamo che la storia dell’arte non possa più essere messa in una posizione marginale o ancillare nella scuola 2.0, ma reclami quella centralità già assegnatel­e da Giovanni Gentile nel 1923. Perché essa, scriveva un grande studioso come Giuliano Briganti, «ci riguarda direttamen­te tutti: uno specchio in cui si riflettono i motivi più vivi e inquieti del nostro tempo».

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