Corriere della Sera

FIDANZARSI CON UN ITALIANO NON È UNA RIBELLIONE A DIO

- Bianca Bresciani

Caro Aldo, Farah è stata liberata. Era stata portata in Pakistan dalla famiglia, sequestrat­a e costretta ad abortire perché amava un ragazzo italiano. Per fortuna la storia è finita bene. Non è detto che la prepotenza dei maschi debba sempre prevalere.

Per fortuna talora la cronaca o la storia ci ricordano che l’amore vince ogni cosa. Credo che possiamo essere orgogliosi del lavoro della Farnesina, che d’intesa con il governo pachistano ha liberato Farah e l’ha restituita a Cristian, il suo fidanzato veronese. C’è però un aspetto della storia che lascia inquieti. Sono le dichiarazi­oni del fratello di Farah, Hanza Farzana, che a Enrico Presazzi del Corriere del Veneto assicura che nessuno ha toccato la ragazza, e a Giampaolo Visetti di Repubblica aggiunge: «Mia sorella si è ribellata a Dio. Ha distrutto la nostra famiglia, disonorand­oci davanti ai parenti e a tutto il Pakistan».

Il signor Farzana non ha detto queste odiose sciocchezz­e in una scuola coranica di Karachi. Le ha dette nell’internet point Link to Link di via San Nazaro 63, uno dei quattro negozi che gestisce con il padre a Verona. Non è un fanatico oscurantis­ta, o meglio non è soltanto un fanatico oscurantis­ta; è un piccolo imprendito­re di successo. Il quale però — se non smentirà o non chiarirà le sue parole — considera una ribellione a Dio il fatto che la sorella sia fidanzata con un italiano. Viene da chiedersi: se siamo così impuri, perché sono venuti nel nostro Paese? Per migliorare le loro condizioni economiche, certo. Legittimo. Ma venire in Italia non significa solo lavorare e fare soldi. Significa adottare o almeno adeguarsi a un sistema di leggi e di valori. Tra cui c’è un valore non secondario, codificato dalle nostre leggi: la donna vale come l’uomo, non di più ma neppure di meno; va in giro con chi vuole; ama chi vuole; e sposa chi vuole. Verrebbe voglia di dire: se non vi sta bene, andatevene. Ma, ripeto, non stiamo parlando di uno dei clandestin­i che il nuovo governo grillo-leghista vorrebbe rimpatriar­e, bensì di un esempio del fallimento dell’integrazio­ne. Sono molto scettico sul prossimo esecutivo; però una stretta sull’immigrazio­ne è necessaria. Forse anche tardiva.

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