Il futuro di Colao dopo l’addio a Vodafone
Le scelte del supermanager ma anche pensioni, flat tax, Juventus e Mps: domani sull’economia, gratis con il «Corriere della Sera»
C’è una grande incognita sul futuro di Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone dal 2008 che ha annunciato l’addio al gruppo di tlc, programmato per il prossimo ottobre. La successione è già stabilita: a prendere il suo posto sarà l’attuale cfo Nick Read, ma i mercati si chiedono cosa deciderà di fare poi Colao, protagonista della copertina de L’economia, domani in edicola gratis con il Corriere della Sera.
Le opzioni sono molte, ma per il momento il manager non ha sciolto la riserva. Lui, ex Bocconiano, 20 anni in Vodafone (fatta eccezione per i due anni in Rcs dal 2004 al 2006) ha trasformato il gruppo telefonico in un gigante globale. Da Tim alla politica le ipotesi si sprecano. Ma lo scenario più verosimile lo vede proiettato nel suo impegno sociale, magari una fondazione che si occupi dei temi a lui cari, dall’inclusione al mentoring. Un’ipotesi che si rafforza anche in virtù dei legami (personali e lavorativi) con Bill Gates.
Dalle telecomunicazioni alle pensioni, nodo cruciale per il Paese. Per pareggiare le entrate e le uscite, si legge in due analisi pubblicate dall’inserto economico del Corriere, i lavoratori pubblici dovrebbero versare all’inps il 60% dello
stipendio. I privati il 36%. Per il 2018, chiunque sarà al governo dovrà mettere mano a una legge di bilancio non inferiore al 20 miliardi, ma non ce n’è traccia nei ragionamenti dei partiti. Nemmeno nel post elezioni.
Che invece dà spazio alla flat tax. La proposta di M5s e Lega sembra sfavorire la costituzione di nuclei familiari (nel senso di non prevedere, come accade oggi, un carico fiscale coerente con i maggiori
costi derivanti, per esempio, da un nuovo nato) così come non aiuta la partecipazione al mercato del lavoro di un secondo percettore di reddito.
Protagonista in edicola sarà poi la finanza, con l’intervista a Marco Morelli, amministratore delegato del Monte dei Paschi dal 2016, dopo il bilancio trimestrale tornato in utile, la prima volta da quando lo Stato è diventato azionista. Come sottolinea Morelli, «Il Governo si è impegnato con Bruxelles in un piano pluriennale. E a metà del prossimo anno dovrà definire l’uscita dal capitale». E sul tema dipendenti dice: «Abbiamo negoziato un piano di ristrutturazione con la Commissione europea che non prevede un singolo licenziamento».
Il personaggio della settimana è Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus dal 2014, che ha portato la squadra di Torino al settimo scudetto di fila, il quarto sotto la sua gestione. Ma senza raggiungere quest’anno la finale in Champions League, fermandosi ai quarti. Un risultato che ha inciso sul bilancio (positivo) chiuso con 539 milioni di fatturato, ma con una flessione dei ricavi: la scorsa stagione era arrivata in finale. In Piazza Affari però il titolo da inizio anno ha segnato un profondo rosso, con un calo del 25%. Allegri, con 7,5 milioni di ingaggio, rimane l’allenatore più pagato d’italia.
Da Torino all’america, dove in Fca si attende il primo giugno per l’ultimo piano industriale di Sergio Marchionne. A differenza del caso Colao, qui il successore non è ancora stato deciso, anche se le voci
Il caso Fca
Il primo giugno arriverà l’ultimo piano di Sergio Marchionne: le ipotesi sui successori
Calcio e business Allegri, così la sua «azienda» Juventus fattura 539 milioni e il brand prospera
dicono che sarà un interno. Si fanno i nomi di Altavilla, Palmer e Manley.
Ancora, protagonista un manager: Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas. Che avverte: in Italia scontiamo danni per 28 miliardi a causa delle gare per l’affidamento degli ambiti territoriali minimi nella distribuzione del gas naturale che, per motivi burocratici, non partono.