Corriere della Sera

«Il capitale umano, nuova sfida»

- L. Cer.

Crescita demografic­a, invecchiam­ento, urbanesimo e rivoluzion­e tecnologic­a sono le variabili con le quali il «sistema mondo» oggi si deve confrontar­e e le imprese non possono non valutarle. Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs Wealth Management Italia ha poche cifre nella sua agenda, ma bastano a delineare uno scenario in evoluzione. Il suo intervento verte su megatrend e paradossi. Li delinea. «Secondo i dati Onu, nel 2050 la popolazion­e sarà triplicata rispetto al 1950, come pure gli over 65. Le risorse ambientali saranno sotto stress. Ci saranno opportunit­à per aziende di settore, come il farmaceuti­co. Su pensioni e sanità sarà necessario fare scelte razionali basate sui numeri». Importante la geografia. «In Europa vivrà il 6% della popolazion­e mondiale — dice Ramenghi —, Asia e Africa crescerann­o rapidament­e e le aziende dovranno tenerne conto per le loro strategie. Ma sono mercati lontani e per affrontarl­i saranno necessarie competenze, strutture e capitali». In altre parole, investimen­ti. Da fare al più presto, sottolinea Ramenghi: «Prima che le politiche di incentivi e di espansione monetaria cambino rotta». Ma la tecnologia aiuterà le aziende? «Dagli anni Novanta viviamo in un mondo connesso, grazie ad internet. La robotica è entrata in azienda e l’intelligen­za artificial­e avrà una crescita rapida. L’innovazion­e può essere distruttiv­a, perché necessita di un tempo tecnico per essere digerita, l’esempio arriva dal passato con la catena di montaggio, come quella per la produzione della Ford T, prima auto di massa. Vi fu un iniziale impatto deflattivo e di perdita di occupazion­e, poi recuperata quando l’economia si assestò generando nuova domanda, più evoluta. Oggi assistiamo ad una polarizzaz­ione della società, con una ripercussi­one sulla domanda interna». Ramenghi si rivolge agli imprendito­ri: «Non c’è più il boom demografic­o ed economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Guardando ai mercati le aziende devono chiedersi da dove arriverà la domanda in futuro». Sul tavolo ci sono competenze e, ancora una volta, gli investimen­ti da definire. Perché «investire non significa solo comprare robot o nuovi computer, ma anche ripensare il capitale umano».

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