Corriere della Sera

Ridevano tutti ma era il ghigno della fatica

- di Paolo Di Stefano

Come si fa a pedalare sullo Zoncolan ridendo a quel modo?, diceva una donna dietro il bancone del bar guardando distrattam­ente la tappa più dura, la «salita che non perdona». In effetti per km e km non facevano altro che ridere: rideva Froome aggrappato tutto storto al manubrio, rideva Pozzovivo, rideva Dumoulin, rideva Pinot. Ridevano quasi tutti e più facevano frullare i pedali in salita, più ridevano. Ma che cosa avranno da ridere?, ha ripetuto la signora del bar. «Ma sei scema, no che non ridono!». Suo marito le ha fatto notare delicatame­nte che quello non era un vero ridere, era l’opposto, era il lavoro dei muscoli, era il ghigno teso della fatica stampata sui denti. Rideva anche Aru, cupo, scomposto, muovendo la testa, le spalle, facendo ondeggiare la bicicletta che sembrava sfuggirgli da sotto la sella come un cavallo impazzito: «Ma chi è quello lì che non ce la fa più, povero ragazzo…». Chi non rideva per niente era Yates: una compostezz­a che neanche la pendenza più feroce riusciva a intaccare. Solo alla fine la sua eleganza si è lasciata cadere sull’asfalto, esausta pure lei, come non si era mai visto. Rideva di vera allegria, invece, il maestoso teatro di formichine gialle rosse blu bianche che dalla mattina hanno invaso quel semicerchi­o naturale, sventoland­o bandiere di ogni colore e parlando chissà quante lingue, per godersi lo spettacolo, giù sul verde, anzi sui tanti verdi, della vallata di quello che chiamano il Kaiser, il sovrano delle salite europee. Il cielo non rideva, nero, minacciava sfracelli, anche se alla fine è stato magnanimo. Si esaltano sempre le difficoltà epiche della salita, ma le discese? È lì che la signora del bar ha cominciato a lanciare urla di vero spavento, «roba da matti!, roba da matti!», appena iniziata la discesa dopo il Passo del Duron, dove le spalle dei ciclisti piegandosi nei tornanti a destra e a sinistra andavano ad accarezzar­e i guardrail e a ripulire i muschi dai muri delle case. Rideva la signora quando la Rai ha inquadrato, senza volerlo, la scritta di incoraggia­mento dipinta sulla strada: «Tenete duro che in cima c’è la f…». Cosa c’è in cima?, rideva. Non lo so, rispondeva serissimo suo marito, per ora c’è una fuga a quattro, e speriamo che tengano.

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