La Juve si commuove per l’addio di Buffon
Domani Allegri prolunga il contratto fino al 2021
● In Nazionale, 176 partite e il titolo Mondiale nel 2006
Al diciottesimo del secondo tempo finisce una storia che è la Storia. Gigi Buffon abbraccia Barzagli, poi tutti i suoi compagni, soprattutto Marchisio, che è qui dai Pulcini e ancora gli avversari, gli uomini in panchina, Allegri. Lo Stadium si ferma, paralizzato, sospeso, senza fiato. Sono le 16.21 e nulla sarà più come prima. Il portierone esce dalla porta principale della Juventus e la pioggia, che comincia a cadere in quel momento, è l’assist indispensabile a coprire la valanga di lacrime. Dovrebbe essere una festa e invece piangono tutti perché a 40 anni Gigi lascia la sua vita e la sua casa. Piangono i suoi figli, in tribuna con Ilaria d’amico, commossa pure lei, piangono i tifosi di tutti i settori e i compagni che lasciano insieme a lui, Lichtsteiner e Asamoah.
La giornata dedicata a santificare il settimo scudetto consecutivo si trasforma nel lungo, struggente, addio al Monumento «il più grande della storia del calcio», grida lo speaker dentro il microfono al momento della premiazione sotto un vero diluvio. Buffon esce per ultimo, come le vere star, dopo tutti i suoi compagni, da De Sciglio a Bernardeschi, passando per Chiellini, il capitano di domani. Prima di lui anche Allegri, l’eroe degli scudetti. Buffon chiude la fila e solleva la coppa. Scatta la festa, diversamente triste.
La Juve ha vinto ancora, ma ha perso moltissimo. Lo Stadium è tutto per il capitano: cori, abbracci, strette di mano, uno striscione gigantesco in curva Scirea e parole di commozione. Nel mezzo c’è la partita contro il Verona, ma non se ne accorge quasi nessuno. La regina vince ancora, 2-1 senza faticare, grazie alle reti di Rugani e Pjanic su punizione nel giro di tre minuti all’inizio della ripresa. Cerci, ex granata fischiatissimo, accorcia al tramonto. Lichsteiner sbaglia un rigore, ma viene applaudito lo stesso. Allegri racconta che i momenti chiave della stagione sono stati due: «Prima della trasferta a Napoli e dopo la partita con il Napoli. In quei momenti si è visto la forza mentale del gruppo. Forse prima della seconda