Corriere della Sera

Conte II, è ancora il Re d’inghilterr­a Sua la FA Cup, Mou flop e zero tituli

Il Chelsea batte lo United, il tecnico: «Rispetto il contratto, sono un vincitore seriale»

- DAL NOSTRO INVIATO Roberto De Ponti

LONDRA Alza la coppa, Antonio alza la coppa. Se quello di ieri dovesse essere l’addio al Chelsea — e le probabilit­à che lo sia sono alte — l’uscita di scena di Antonio Conte è decisament­e in grande stile: con la FA Cup sollevata al cielo, secondo trofeo conquistat­o in due stagioni alla guida dei Blues dopo la Premier di un anno fa. Lo ha fatto meritandos­i l’abbraccio finale di José Mourinho, suo fiero — e feroce — rivale che questa volta non ha potuto far altro che accettare il verdetto del campo. A voler essere precisi, i confronti diretti fra i due in stagione stanno 4-2 a favore del tecnico italiano, al netto di tutte le polemiche sui capelli da perdere e sulle demenze senili. Peraltro quella di ieri è la prima finale persa in Inghilterr­a dallo Specialone, il che, se da una parte è giustifica­ta dalla legge dei grandi numeri, dall’altra impreziosi­sce ulteriorme­nte l’impresa di Conte.

Manchester United sconfitto in finale 1-0 a Wembley, gol arrivato su calcio di rigore realizzato al 22’ da Hazard e concesso dall’arbitro Oliver, sì proprio quello di Buffon e del bidone della spazzatura al posto del cuore. Il rigore era evidente, causato da un gravissimo errore individual­e di Phil Jones. Peraltro Oliver nella ripresa non ha fischiato un altro rigore altrettant­o evidente per il Chelsea su fallo di mano di Doppietta Antonio Conte, 48 anni, dopo aver vinto la Premier lo scorso anno ha regalato al Chelsea la Coppa d’inghilterr­a (Getty Images) Ashley Young, segno che il fischietto inglese non è poi così insensibil­e, o meglio che si è dimenticat­o di farsi aiutare dalla Var.

Lo United però ha fatto ben poco per vincere, a parte un confuso forcing nella ripresa che ha messo Rashford davanti a Courtois, tiro ravvicinat­o respinto di spalla. Il Chelsea ha invece chiuso ogni spazio («si difendono con nove giocatori» ha fatto notare un piccato Mourinho) e ha recuperato palloni a carrettate con Kanté e Rudiger.

Il rigore realizzato da Hazard, che per tutta la partita è stato un rompicapo irrisolvib­ile per i difensori avversari, ha permesso a Conte di abbattere una serie di birilli: già detto del nemico Mourinho, il pallone ha colpito in pieno anche Roman Abramovich, proprietar­io del Chelsea con il foglio di via già pronto per l’allenatore. Gli ha lasciato il cerino in mano. Che faccio? Lo caccio o non lo caccio? Mica facile mandare via un manager vincente, amato da giocatori e tifosi, anche se Abramovich non è tipo da farsi condiziona­re: licenziò Ranieri dopo una semifinale di Champions. Per osmosi, la coppa ha fatto traballare anche Maurizio Sarri, che aspetta una chiamata a Stamford Bridge ma che ora, appunto, non sa bene che cosa accadrà.

E Conte? Antonio ha ringraziat­o giocatori e tifosi, non la società. Poi ha precisato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la sua situazione: «Da gennaio la mia posizione era molto chiara, rispettare il contratto e restare al Chelsea. Che cosa accadrà? Non lo so. So che siamo stati più forti di rumors e speculazio­ni. E so che ho dimostrato anche in Inghilterr­a di essere un vincitore seriale». Basterà per far cambiare idea ad Abramovich?

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