Conte II, è ancora il Re d’inghilterra Sua la FA Cup, Mou flop e zero tituli
Il Chelsea batte lo United, il tecnico: «Rispetto il contratto, sono un vincitore seriale»
LONDRA Alza la coppa, Antonio alza la coppa. Se quello di ieri dovesse essere l’addio al Chelsea — e le probabilità che lo sia sono alte — l’uscita di scena di Antonio Conte è decisamente in grande stile: con la FA Cup sollevata al cielo, secondo trofeo conquistato in due stagioni alla guida dei Blues dopo la Premier di un anno fa. Lo ha fatto meritandosi l’abbraccio finale di José Mourinho, suo fiero — e feroce — rivale che questa volta non ha potuto far altro che accettare il verdetto del campo. A voler essere precisi, i confronti diretti fra i due in stagione stanno 4-2 a favore del tecnico italiano, al netto di tutte le polemiche sui capelli da perdere e sulle demenze senili. Peraltro quella di ieri è la prima finale persa in Inghilterra dallo Specialone, il che, se da una parte è giustificata dalla legge dei grandi numeri, dall’altra impreziosisce ulteriormente l’impresa di Conte.
Manchester United sconfitto in finale 1-0 a Wembley, gol arrivato su calcio di rigore realizzato al 22’ da Hazard e concesso dall’arbitro Oliver, sì proprio quello di Buffon e del bidone della spazzatura al posto del cuore. Il rigore era evidente, causato da un gravissimo errore individuale di Phil Jones. Peraltro Oliver nella ripresa non ha fischiato un altro rigore altrettanto evidente per il Chelsea su fallo di mano di Doppietta Antonio Conte, 48 anni, dopo aver vinto la Premier lo scorso anno ha regalato al Chelsea la Coppa d’inghilterra (Getty Images) Ashley Young, segno che il fischietto inglese non è poi così insensibile, o meglio che si è dimenticato di farsi aiutare dalla Var.
Lo United però ha fatto ben poco per vincere, a parte un confuso forcing nella ripresa che ha messo Rashford davanti a Courtois, tiro ravvicinato respinto di spalla. Il Chelsea ha invece chiuso ogni spazio («si difendono con nove giocatori» ha fatto notare un piccato Mourinho) e ha recuperato palloni a carrettate con Kanté e Rudiger.
Il rigore realizzato da Hazard, che per tutta la partita è stato un rompicapo irrisolvibile per i difensori avversari, ha permesso a Conte di abbattere una serie di birilli: già detto del nemico Mourinho, il pallone ha colpito in pieno anche Roman Abramovich, proprietario del Chelsea con il foglio di via già pronto per l’allenatore. Gli ha lasciato il cerino in mano. Che faccio? Lo caccio o non lo caccio? Mica facile mandare via un manager vincente, amato da giocatori e tifosi, anche se Abramovich non è tipo da farsi condizionare: licenziò Ranieri dopo una semifinale di Champions. Per osmosi, la coppa ha fatto traballare anche Maurizio Sarri, che aspetta una chiamata a Stamford Bridge ma che ora, appunto, non sa bene che cosa accadrà.
E Conte? Antonio ha ringraziato giocatori e tifosi, non la società. Poi ha precisato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la sua situazione: «Da gennaio la mia posizione era molto chiara, rispettare il contratto e restare al Chelsea. Che cosa accadrà? Non lo so. So che siamo stati più forti di rumors e speculazioni. E so che ho dimostrato anche in Inghilterra di essere un vincitore seriale». Basterà per far cambiare idea ad Abramovich?