Funziona o è solo suggestione ?
La validità di questa antica tecnica cinese è ancora oggetto di discussione, perché non è facile valutarla con gli stessi criteri della nostra medicina. Ma ora i suoi effetti possono essere analizzati attraverso metodi che studiano le modificazioni del ce
CURE PALLIATIVE PER PIETÀ E PER SOLDI
In Italia abbiamo una delle migliori leggi sulle terapie palliative, la ormai celeberrima legge 38. Lo si scrive spesso, da anni, e da anni si aggiunge anche che la sua applicazione è ancora incompleta o insoddisfacente. «Colpa» dei nostri 19+2 sistemi sanitari de facto (Regioni e Provincie Autonome), e, più in giù, di Asst, ospedali eccetera. Il mantra della necessità di implementazione continua a risuonare.
Non è solo una mancata opportunità dal punto di vista clinico, ma anche uno spreco di risorse. Paradigmatico il caso dei pazienti affetti da cancro che muoiono in ospedale quando, in molti casi, potrebbero vivere l’ultimo periodo della loro vita a casa propria, che è poi ciò che desidera la maggioranza delle persone.
Favorire la rete delle cure palliative domiciliari avrebbe una funzione in chiave umana e sociale, ma anche un importante impatto economico. Che si può calcolare facilmente considerando, come hanno sottolineato gli autori dell’ultimo rapporto Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) appena presentato in occasione della «Giornata nazionale del malato oncologico», che il 20 per cento dell’intera spesa sanitaria è assorbito da pazienti nell’ultimo anno di vita sebbene le cure nelle strutture ospedaliere in loro favore non di rado abbiano benefici limitati.
Un recente studio americano conferma invece che l’utilizzo di un servizio specialistico di cure domiciliari si associa a una riduzione del 45 per cento dei costi relativi all’ultimo mese di vita e a un minor numero di ospedalizzazioni.
Un’altra analisi mostra come sia possibile raddoppiare il numero dei decessi a casa e ottenere una riduzione del carico sintomatologico attraverso una presa in carico domiciliare efficace.
Altre indagini indicano che, negli ultimi tre mesi di vita, il 59 per cento dei pazienti viene spostato una o più volte da casa a ospedale, e viceversa, nel tentativo di prolungare la sopravvivenza e che, in media, solo nel 25 per cento dei casi le preferenze del malato in proposito sono note al medico.
Una valutazione clinica del paziente nella sua traiettoria esistenziale permetterebbe probabilmente di cogliere nella maggior parte dei casi i vantaggi di terapie palliative domiciliari precoci, quando e dove possibili.
Senza contare i vantaggi, non solo psicologici, per i caregiver.