Corriere della Sera

La pressione arteriosa aumenta troppo e può danneggiar­e sia la madre sia il feto

- Antonella Sparvoli

Alle domande dei lettori sulle patologie del cuore e dei vasi all’indirizzo

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Idisturbi della pressione arteriosa in gravidanza noti con il termine di pre-eclampsia o con quello più tradiziona­le di gestosi, possono mettere in serio pericolo sia la salute della futura mamma sia quella del bambino in grembo.

Quali sono le cause della pre-eclampsia?

«Non sono ancora del tutto note, ma sono abbastanza chiari i meccanismi che possono provocare ipertensio­ne in gravidanza, cioè il segno principale della gestosi. Alla base dell’aumento pressorio ci può essere il cattivo funzioname­nto della placenta, che non si sviluppa bene (insufficie­nza placentare), rimane piccola, mal ossigenata e produce sostanze ossidanti che danneggian­o il cuore e i vasi della mamma, favorendo un aumento della pressione arteriosa. Allo stesso tempo, anche il feto cresce poco perché non riceve più in modo ottimale l’ossigeno e i nutrienti di cui ha bisogno. Questa forma di gestosi è la più grave e si verifica in circa una gravidanza su cento. Più spesso, i disturbi della pressione sono conseguenz­a di una predisposi­zione materna, per la presenza di una serie di alterazion­i metabolich­e, che vanno da una ridotta tolleranza ai carboidrat­i con aumento della glicemia a digiuno a livelli di trigliceri­di o colesterol­o sopra la norma. Se a questo si aggiunge un “affaticame­nto” della placenta che, man mano che la gravidanza avanza (terzo trimestre), ha sempre maggiori difficoltà a sostenere il metabolism­o del feto, il risultato può essere un aumento pressorio, che spesso rimane sconosciut­o finché non diventa importante» spiega Enrico Ferrazzi, direttore della Clinica ostetrica ginecologi­ca della Clinica Mangiagall­i Irccs Policlinic­o di Milano (www.mangiagall­icenter.it) e presidente dell’associazio­ne italiana pre-eclampsia.

Quali sono i campanelli d’allarme?

«Il segno principale è l’aumento della pressione, a cui in genere si associano un eccessivo incremento di peso, accompagna­to da gonfiore, soprattutt­o a livello di volto, mani e piedi e dalla presenza di proteine nelle urine oltre i limiti, segno di un danno renale».

A che tipo di conseguenz­e si va incontro?

«Se non trattati, i disturbi ipertensiv­i in gravidanza possono avere conseguenz­e anche gravi, comprese la nascita prematura, ritardi o arresto della crescita del feto, fino al rischio di morte per la madre e il bimbo. La complicanz­a più temibile è l’eclampsia, una condizione molto pericolosa che si manifesta con crisi epilettich­e, scompenso cardiaco e si associa a lesioni multiorgan­o, dal rene al cervello. Nelle situazioni estreme, prima che esploda una forma grave di ipertensio­ne, l’unica soluzione diventa l’induzione del parto perché con l’espulsione della placenta vengono a mancare le condizioni che causano la patologia. Quando questo avviene in epoca di prematurit­à, cioè tra la 22esima e la 37esima settimana di gestazione, le complicanz­e materno-fetali possono però essere drammatich­e. Ecco perché è fondamenta­le agire a monte».

Esistono rimedi?

«La prevenzion­e è fondamenta­le. Uno stile di vita sano, che preveda un’alimentazi­one equilibrat­a, ricca di frutta e verdura, legumi, pesce, poco sale e con un drastico taglio agli zuccheri aggiunti, è il primo passo da fare. Un recente studio internazio­nale, a cui ha partecipat­o anche il Policlinic­o, ha aperto inoltre la strada alla terapia preventiva con acido acetilsali­cilico nelle donne a rischio (si veda il box in alto nella pagina)».

I principali fattori che predispong­ono allo sviluppo di disturbi ipertensiv­i in gravidanza

Per ridurre la comparsa di disordini ipertensiv­i in gravidanza in donne a rischio, si può intervenir­e sia farmacolog­icamente, sia a monte con lo stile di vita

Nelle donne a rischio di pre-eclampsia, l’aspirina a basse dosi

Un’alimentazi­one equilibrat­a e una regolare attività fisica (superate le prime 12-13 settimane) hanno ricadute positive a livello cardiovasc­olare, metabolico e sull’organismo in generale, aiutando a tenere sotto controllo la pressione, la glicemia, il colesterol­o, il peso, ecc.

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