Accanto ai reparti specialistici anche ambulatori dedicati
N elle strutture ospedaliere che gestiscono pazienti ematologici e oncologici iniziano a esserci ambulatori dedicati alla valutazione del rischio trombotico, in base al tipo di tumore e alla terapia antitumorale scelta. Il rischio trombotico nei malati di cancro dipende essenzialmente da quanto la massa tumorale è «grande», dal suo grado di aggressività, dall’età del paziente (gli anziani sono più esposti) e dalla complessità dell’intervento chirurgico, specie se si
una gamba che diventi gonfia in modo improvviso, dolente o infiammata richiede immediata valutazione del medico resta immobilizzati a lungo. Oggi, poi, conta molto la terapia. Ad esempio, per alcuni tumori divenuti normali «cronici», perché i pazienti non guariscono ma convivono per anni con la malattia, si prescrivono trattamenti che con diversi meccanismi molteplici possono incrementare il rischio di eventi trombotici. È il caso delle neoplasie ginecologiche, del colon, della prostata, ma anche di linfomi, leucemie e mielomi. Fare movimento, il più possibile
Fare attenzione ai possibili sintomi di trombosi
gonfiori o arrossamenti sospetti delle braccia: la trombosi può colpire anche gli arti superiori, specie se si è portatori di un catetere venoso fare attenti controlli. Vengono dati a dosi fisse, una o due volte al giorno e negli studi clinici sono risultati parimenti efficaci e forse più sicuri rispetto alla cura standard, sia con eparina che con warfarina. Tuttavia, i Doacs finora non hanno potuto essere prescritti nei pazienti oncologici perché mancavano sperimentazioni ad hoc su questo gruppo di malati. All’ash sono però stati presentati, per la prima volta, i dati di uno studio su 1.050 malati di cancro che ha confrontato un Doac verso eparina a basso peso molecolare. «I risultati — conclude Siragusa — hanno evidenziato come il nuovo farmaco, somministrato per bocca invece che con un’iniezione sottocute quotidiana, e quindi più comodo, non sia inferiore in termini di sicurezza ed efficacia nel ridurre il rischio di recidiva di trombosi. Stessi risultati, anche se su numeri inferiori di partecipanti, sono stati confermati per il trattamento a lungo termine con un altro Doac. Riguardo alla prevenzione della trombosi, infine, sono stati esposti studi con una terza molecola nei pazienti con mieloma, con esiti simili: il nuovo farmaco è risultato efficace e sicuro in confronto all’eparina, con maggiore “comodità” in quanto assunto per via orale».