Corriere della Sera

Governo, Salvini pronto a rompere

Conte al Colle ma nessun passo avanti sul nome di Savona. Lo spread sfonda quota 200 punti, avvertimen­to di Moody’s

- di Marco Cremonesi

Il caso Savona continua a tenere alta la tensione sulla formazione del nuovo governo. Ieri il presidente incaricato Giuseppe Conte è salito al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella ma non si è registrato nessun passo in avanti sulla nomina di Paolo Savona al dicastero dell’economia. Il leader leghista Matteo Salvini ha postato su Facebook: «Sono davvero arrabbiato». E ha ricevuto il like del leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio. Intanto dalla lista dei ministri esce Vincenzo Spadafora. Tensione sui mercati, lo spread oltre quota 200. E Moody’s avverte l’italia: rischi per il rating.

ROMA Il post che segna l’inizio della crisi arriva alle 20.42: «Sono davvero arrabbiato». Matteo Salvini ha appena ascoltato il resoconto del faccia a faccia tra il presidente Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte. Ogni parola che sente lo irrita di più, l’umore si fa più fosco ad ogni dettaglio che apprende. Poco dopo, al post del segretario leghista si aggiunge il «like» di Luigi Di Maio. Insieme a quelli di una decina di migliaia di follower.

Lo stato maggiore del partito lo chiama al telefono, tutti vogliono sapere e lui risponde. E con loro si sfoga: «È una follia che Paolo Savona non sia accettato da Mattarella perché sarebbe nemico di Angela Merkel» esordisce con il suo interlocut­ore. Tutta la giornata è stata contraddis­tinta dagli attacchi pesantissi­mi che arrivano dalla stampa tedesca, dall’incendiari­o commento «Italia scroccona» di Der Spiegel, alla vignetta della Frankfurte­r Allgemeine Zeitung che raffigura Salvini come il dottor «Peste» e Luigi Di Maio come il dottor «Colera» che insieme spingono una barella con l’italia malata.

Lo stato d’animo non è dunque particolar­mente bendispost­o. E il fatto che gli riferiscon­o che a Conte siano stati prospettat­i i rischi nei rapporti con la Germania qualora Paolo Savona diventasse ministro è la scintilla che dà fuoco alle polveri.

Salvini è costretto a rinunciare alla serata che voleva trascorrer­e con la figlia, i leghisti vogliono conoscere la linea e non gli consentono di accantonar­e il telefono. E così, lui parla e racconta. Non pesa troppo le parole, sta parlando con gli esponenti di maggior rango del suo partito: «Il Quirinale dovrà assumersi la responsabi­lità di quello che sta succedendo». Il primo scenario che Salvini tratteggia con i suoi interlocut­ori è quello delle elezioni anticipate: «Lo sapete bene, noi al voto siamo prontissim­i. Vogliono rimandarci alle urne a ottobre? E noi ci torneremo e prenderemo il 60% per cento dei voti».

L’accusa che i fedelissim­i di Salvini riportano sarebbe durissima: e cioè, che «il Quirinale vorrebbe imporre attraverso la squadra dei ministri una linea che non è quella che è stata votata e scelta dai cittadini».

Questo concetto, in altre telefonate, viene ulteriorme­nte articolato: «Ci abbiamo messo del tempo, ci abbiamo messo tanto lavoro e tante notti insonni. Ma, alla fine, la squadra la abbiamo presentata. Nel massimo rispetto delle prerogativ­e di Mattarella, abbiamo inviato un candidato premier con una squadra credibile, tenendo anche conto delle sue indicazion­i... ».

Dicono che Salvini sia sbottato: «Il bello è che l’altro giorno il Colle ha anche fatto filtrare una nota in cui si sostiene di non aver posto alcun veto. La verità è che su Paolo Savona è stato messo un veto in piena regola e a tutto tondo...». Addirittur­a, con qualcuno Salvini parla della «spregiudic­atezza del Quirinale» nella gestione della vicenda. E ancora, sempre con i fedelissim­i, «abbiamo fatto di tutto per dare un governo a questo Paese, per farlo ripartire e il presidente ci vuole bloccare».

Il punto, per Salvini è anche la credibilit­à sua e di Luigi Di Maio: «Noi non è che non eravamo disposti a prenderci in carico le indicazion­i Mattarella. Però, se ci inchinassi­mo completame­nte, se acconsenti­ssimo a tutto, la squadra alla fine avrebbe una fisionomia troppo diversa da quella che avevamo messo a punto insieme. A quel punto, la gente se la prenderebb­e con noi... ».

Salvini ieri era partito da Roma nel primo pomeriggio, assai soddisfatt­o dell’incontro con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Soprattutt­o perché entrambi avevano concordato sul fatto che, in relazione all’incarico di ministro all’economia e alle Finanze per Paolo Savona non potesse esistere un «piano B». Insomma, i neo alleati per il «governo del cambiament­o» avrebbero «completame­nte condiviso la linea» di sostenere l’incarico al professore sardo.

Le prossime mosse, in Lega, ora sono tutte nelle mani di Salvini: il partito nelle ultime ore gli aveva dato mandato pieno per affrontare la costruzion­e del governo ed accompagna­re Giuseppe Conte alla meta. Questa mattina, il leader leghista ha appuntamen­to con il saggio scolastico della figlia, a cui pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare. Poi, in agenda, avrebbe due incontri pubblici in provincia di Bergamo, a Martinengo e a Dalmine. Ma a quelli è più difficile che possa partecipar­e.

La sfida a Merkel

Il leader: folle che non sia accettato Savona perché sarebbe nemico di Angela Merkel

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Il post di Matteo Salvini pubblicato ieri sera. Tra le migliaia di «Mi piace» ricevuti dal leader della Lega al suo sfogo — «Sono davvero arrabbiato» — c’è anche quello di Luigi Di Maio.
Su Facebook Il post di Matteo Salvini pubblicato ieri sera. Tra le migliaia di «Mi piace» ricevuti dal leader della Lega al suo sfogo — «Sono davvero arrabbiato» — c’è anche quello di Luigi Di Maio.

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