Corriere della Sera

L’economista: potrei rinunciare

- di Monica Guerzoni

«Sono sereno — dice l’economista mentre passeggia per villa Borghese — stimo Mattarella. Posso fare anche un passo indietro, torno a scrivere».

Il suo nome allarma l’europa, la Bce e i mercati, lo spread sfonda il muro dei 200 punti e, dal Quirinale, filtra una pericolosa tensione tra poteri istituzion­ali. Nelle stesse ore Paolo Savona passeggia serafico nei viali di Villa Borghese, abito grigio, cravatta a pallini e occhiali da sole in mano. Un’immagine che rivela l’apparente freddezza con cui l’economista sardo, 81 anni, vive il drammatico muro contro muro sul ministero dell’economia.

«Sono sereno e tranquillo — ha assicurato agli amici il teorico dell’uscita dall’euro come pistola sul tavolo dei negoziati a Bruxelles —. Da riserva della Repubblica, io sono pronto. Non voglio interferir­e con le scelte del presidente Mattarella, che stimo immensamen­te. Posso anche fare un passo indietro e rimettermi a scrivere».

Sono le 8.30 del mattino quando l’ex ministro di Carlo Azeglio Ciampi, che negli anni ha maturato una crescente avversità nel confronti dell’unione Europea e della moneta unica, esce dalla sua casa al quartiere Parioli e viene intercetta­to da un fotografo dell’ansa. «Adesso addio passeggiat­e tranquille a Villa Borghese» si lascia scappare il professore, neanche avesse già giurato da ministro. Poco più tardi, eccolo sfuggire irritato alle telecamere di Agorà (La7). È sempre convinto che l’euro sia un cappio per l’italia? «Non faccio dichiarazi­oni». Pensa che ci siano veti sul suo nome per via XX Settembre? «Sì che lo penso».

È l’indizio che rivela il vero stato d’animo dell’aspirante superminis­tro del Tesoro, per il quale Matteo Salvini ha minacciato di portare il Paese al voto. I sospetti di Savona portano dritti a via Nazionale, dove i vertici della Banca d’italia (di cui ha diretto il Servizio studi) sono in grande apprension­e per le sue tesi antitedesc­he, contrarie ai pa- rametri di Maastricht. «Non esiste un’europa, ma una Germania circondata da pavidi» è una delle frasi celebri che da giorni rimbalzano sul web, alimentand­o lo scetticism­o sul campione dell’euroscetti­cismo. Nell’autobiogra­fia Come un incubo, come un sogno in uscita a giorni, l’economista specializz­ato al Mit di Boston scrive che «la Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonat­o l’idea di imporla militarmen­te». Nello stesso librone-manifesto l’ex direttore generale di Confindust­ria imputa (anche) a Bankitalia la responsabi­lità di aver sottomesso l’italia «a una nuova forza sovranazio­nale, quella europea».

Se Salvini è «davvero arrabbiato» per la bocciatura del Colle, il professore emerito di Economia politica è seccato per «la polemica scomposta» esplosa sulla sua candidatur­a. La lettera al direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili è un messaggio in bottiglia, in cui Savona si augura che Mattarella «sia all’oscuro di quanto affermato da ambienti a lui vicini». Una formula polemica per rintuzzare la «presunta irritazion­e» del capo dello Stato per le sue dimissioni dal fondo Euklid, motivate da «sopraggiun­ti impegni pubblici».

L’utopia antieurope­ista di Savona rischia di lacerare la delicatiss­ima tessitura di

I veti L’ex ministro: penso che ci siano dei veti su di me. Mattarella? Lo stimo immensamen­te

Mattarella per dare un governo al Paese. Eppure Antonio Maria Rinaldi, suo primo allievo, assicura che le tesi savoniane siano state male interpreta­te: «Un minuto dopo aver giurato tranquilli­zzerà l’europa». Ma ormai è difficile dimenticar­e che nel 2013 equiparò le ricette macroecono­miche di Angela Merkel ai progetti del Terzo Reich. Al Colle non lo hanno dimenticat­o. E la furia dei leghisti dice che il vecchio abito da cerimonia del parsimonio­so Savona potrebbe restare nell’armadio.

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A Roma Paolo Savona, 81 anni, ieri durante una passeggiat­a a Villa Borghese. L’economista è stato ministro dell’industria dal ‘93 al ‘94 nel governo Ciampi. È un sostenitor­e della linea del rigore nei conti pubblici ma fortemente critico sull’euro

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