Vignette, accuse: «Italiani barboni»
Governi Ue cauti, giornali scatenati. Der Spiegel: barboni. Ma c’è chi ci difende
Torna la satira della stampa tedesca e tornano gli stereotipi sugli italiani, anche qualche insulto: barboni. Ma c’è anche chi ci difende.
BERLINO Sarà «the seven year hitch», la crisi del settimo anno, ma sette anni dopo le convulsioni di Berluscolandia, l’italia e la sua politica interna mandano di nuovo in fibrillazione i mercati, preoccupano l’europa, scatenano i media tedeschi, pronti a trasformare ansie legittime e giustificate nel festival degli stereotipi.
Tant’è. L’alleanza anarcopopulista che si appresta a governare l’italia vuole sbafare «a scrocco» a spese dei partner europei, scrive Jan Fleischauer su Der Spiegel: «Come potremmo definire altrimenti il comportamento di un Paese, che prima chiede qualcosa per finanziare il dolce far niente e poi minaccia chi deve pagare se chiede di regolare i debiti? I barboni almeno dicono grazie quando gli si dà qualcosa». Il nostro Fleischauer, evidentemente fermo ancora alle «azzurre lontananze» esecrate da Thomas Mann in Tonio Kroeger, se la prende anche con Mario Draghi, che con il celebre «a qualunque costo» per salvare l’euro avrebbe in realtà «salvato l’italia dall’insolvenza».
Però Der Spiegel bisogna leggerlo tutto. E allora ci si imbatte in un altro editoriale, questo di Thomas Fricke, che se giustamente definisce «fuori di testa» molti propositi del futuro governo sovranista, gli riconosce almeno un argomento: che senza una forma di alleggerimento del debito, figlio degli anni Ottanta, e la creazione di uno spazio per investire nel futuro, l’italia continuerà a stagnare: «Inutile fare i moralisti». Quanto a Draghi, ricorda Fricke, a beneficiare della sua politica dei tassi bassi è stata proprio la Germania, che da lui «si è vista regalare il pareggio di bilancio».
Opinionisti a parte, Der Spiegel si mostra equilibrato nel commento dedicato all’italia, che apre l’edizione cartacea oggi in edicola. Titolato «Gli epigoni di Trump», bolla la riforma fiscale annunciata dal duo Salvini-di Maio come una «perfida forma di unione dei trasferimenti, dai poveri ai ricchi». E ricorda che tocca ai Paesi dell’ue «mettere in riga i populisti italiani». Non solo costringendoli a rispettare le regole stabilite insieme, però, ma anche accettando (e finanziando) le proposte di un grande bilancio per gli investimenti fatte da Macron, che «aiuterebbe i giovani del Sud più del cosiddetto reddito di cittadinanza». Più solidarietà in cambio di più stabilità, «è il motto che dovrebbe guidare l’atteggiamento dell’europa verso il futuro governo italiano».
Il resto è colore. Perfino la seriosa Frankfurter Allegemeine indulge nello stucchevole titolo «Mamma Mia». Mentre la Bild Zeitung, voce del Paese profondo, accusa «die Italiener» di voler «deridere» la Germania. Come? Con i mini-bot, naturalmente, i buoni del tesoro di seconda classe che il governo Cinque Stelle-lega vorrebbe introdurre per aggirare le regole di Maastricht e che, secondo l’economista Lars Feld, «avrebbero il potenziale di distruggere l’euro». Ma il colmo dello sfregio, per la Bild, sarebbe che sui mini-bot i perfidi leghisti vorrebbero stampare l’immagine di Marco Tardelli che urla dopo il gol nella finale mondiale del 1982. Quella proprio non gli va giù.
Voi non mi avete mai sentito fare la lezione agli italiani, mai. Voglio proporre al nuovo esecutivo di continuare a lavorare insieme sui temi della sicurezza, della migrazione, della geopolitica, così come sull’approfondimento dell’eurozona
Emmanuel Macron Presidente della Repubblica francese