Corriere della Sera

Fuga di 80 chilometri E Froome è leggenda

Parte in fuga solitaria a 80 chilometri dall’arrivo stacca tutti e conquista la sua prima maglia rosa «In momenti difficili servono imprese folli»

- di Gaia Piccardi Bonarrigo, Gatti, Tomaselli

Froome ribalta il Giro e a Bardonecch­ia si prende la maglia rosa con un’impresa che ricorda Merckx. Scappa in fuga, solo, a 80 chilometri all’arrivo e, dopo salite proibitive e discese pennellate su un ’asfalto reso pericoloso da tratti alternati di asciutto e bagnato, il britannico entra nella leggenda. Cede Yates, tiene Dumoulin. Aru si ritira.

BARDONECCH­IA Dice l’impunito che lo sterrato del Colle delle Finestre, una mulattiera che s’arrampica a 2.178 metri sopra il livello del mare, gli ricorda l’africa. «In momenti difficili, servono imprese folli». Seguendo il richiamo della foresta, oltre al minuzioso piano messo a punto alla vigilia dal Team Sky, Chris Froome realizza una delle più grandi imprese del ciclismo moderno e ribalta il Giro a una tappa dal traguardo. 80,3 km di fuga d’altri tempi, solo contro il tempo e la muta di avversari all’inseguimen­to, una biglia bianca dentro il toboga impazzito di un’impresa bellissima, al netto del caso salbutamol­o, perché tutto si può dire del keniano pallido — che è sgraziato, che è freddo, che non trasmette empatia, che è risultato positivo (un fatto) — tranne che non abbia il coraggio di un leone della sua Africa.

Quel che resta di Fabio Aru è già a casa da un’ora e sulla maglia rosa di Simon Yates si aprono crepe inquietant­i quando Froome, all’attacco del Finestre, mette alla frusta i gregari. La prima pera matura a cadere dall’albero, sotto lo scossone, è proprio l’inglese: no, quella di Prato Nevoso non era una crisi di fame, gli inviati di Bbc, Guardian e Times si guardano perplessi ma quando poco dopo il minuscolo Elissonde cambia ritmo di colpo, capiscono: l’uomo da incensare non è Yates, è Froome, che parte frullando alla caccia dei minuti (3’22”) che gli servono per fare la rivoluzion­e. «Mai avevo portato un attacco così da lontano. Aspettare l’ultima salita non sarebbe stato abbastanza: dovevo fare qualcosa di straordina­rio».

Da lì in poi, comincia un altro Giro. C’è la gara di Froome, che ignora un tifoso travestito da medico che gli allunga un Ventolin gigante («Non l’ho visto» mentirà, ricordando che «c’è un procedimen­to in corso, dimostrerò che non ho sbagliato, è solo questione di tempo») e scollina lanciandos­i in discesa a rotta di collo sulla strada bagnata. E poi c’è il tormento degli altri: Pozzovivo, sempre sia lodato, che si stacca subito dicendo addio ai sogni di gloria, e Yates, risucchiat­o in un abisso di fatica e mediocrità dopo aver divorato tre tappe e

13 giorni in rosa. In mezzo, tra la storia e l’anonimato, Dumoulin, Pinot, Carapaz e Lopez, alleati per necessità con l’allegria dei naufraghi, bravi a non farsi prendere dall’ansia di agguantare quell’anima lunga lanciata verso la gloria. Alla Cima Coppi viaggiano a 40” da Froome, al Gpm del Sestriere a 2’40” dandosi cambi regolari (tutti tranne quel succhiaruo­te di Pinot) per limitare i danni. Davanti, l’inglese re di quattro Tour e una Vuelta ha finalmente capito come decodifica­re anche il Giro: «Mi davano i passaggi per radio, spingevo per guadagnare, ero al limite: pura essenza del ciclismo». Alle 16.01, meno 31 km da Bardonecch­ia, è in rosa. Per rimanerci.

Una «raw ride», la definisce Froome dopo essersi annesso ogni abbuono e aver spianato anche lo Jafferau, 1.980 metri. Una corsa selvaggia. Di più. Primordial­e, crudele nella sua spietatezz­a, perfetta. Carapaz (+3’), Pinot (+3’07”), Lopez (+3’12”) e Dumoulin (+3’23”), un guerriero nell’autodifesa dei suoi possedimen­ti, esalano sul traguardo nell’ordine. Il Pozzo è più morto che vivo (+8’29”), Yates un fantasma (+38’51”). «Non festeggio. Non ho vinto niente. Il Giro è troppo imprevedib­ile» dice l’eroe di giornata, già il migliore sullo Zoncolan. Con gli ultimi 214 km sotto le ruote, e 40” da recuperare, Dumoulin trema: «Sono pessimista». Fa bene. Froome, questo Froome, è un alieno piovuto in terra. Con il suo bagaglio di misteri.

 ??  ?? Doppietta Chris Froome in fuga solitaria verso la vittoria sullo Jafferau: l’inglese nato in Kenya, 32 anni, aveva vinto anche la tappa dello Zoncolan sabato scorso (Afp, Lapresse)
Doppietta Chris Froome in fuga solitaria verso la vittoria sullo Jafferau: l’inglese nato in Kenya, 32 anni, aveva vinto anche la tappa dello Zoncolan sabato scorso (Afp, Lapresse)
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 ??  ?? Il britannico Chris Froome della Sky durante la sua impresa solitaria che lo ha portato a indossare la maglia rosa dopo 80 chilometri di fuga solitaria
Il britannico Chris Froome della Sky durante la sua impresa solitaria che lo ha portato a indossare la maglia rosa dopo 80 chilometri di fuga solitaria
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