Nella squadra salta il posto di Spadafora Infrastrutture, in pole il leghista Candiani
M5S a Palazzo Chigi punta alle deleghe per Cipe e Servizi. Accantonato Salzano, rebus agli Esteri
Una lista che rischia di durare poche ore. La crisi in atto tra i partiti della potenziale maggioranza e il Colle mette un freno alla squadra di governo, che nella giornata di ieri stava acquisendo una fisionomia sempre più precisa. «Siamo allo scontro» dicono i vertici del Movimento. Il mantra è «O Savona o niente», il che comporta la possibilità anche di tornare presto al voto. «Siamo pronti e spiegheremo agli italiani perché non è partito il governo del cambiamento», dicono alcuni pentastellati. Riccardo Fraccaro, intercettato all’uscita di un ristorante a Roma dopo aver cenato con Luigi Di Maio, ribadisce l’asse: «Posso dire solo questo: c’è perfetta sintonia tra 5 Stelle e Lega e soprattutto tra i due leader politici in questo momento».
La giornata in realtà è iniziata con una schiarita interna tra Lega e M5S tra nomi, funzioni e dicasteri. Al punto che Giuseppe Conte prima di incontrare il capo dello Stato può considerare in gran parte delineata la squadra di governo. «Stiamo lavorando con velocità per assicurare il governo del cambiamento il prima possibile», commenta Di Maio. Con qualche sorpresa rispetto alla giornata di giovedì. Fuori il braccio destro del leader M5S, Vincenzo Spadafora, e ancora rebus per la casella degli Esteri, con Pasquale Salzano tramontato in poche ore. Quotazioni in rialzo per l’ambasciatore Luca Giansanti, ma rimangono in corsa anche Emanuela Del Re e, nonostante le smentite, c’è anche la carta Giampiero Massolo, che avrebbe un ruolo da «pacificatore» nello scontro tra partiti e Colle.
Nella lista che il premier incaricato consegna al presidente della Repubblica, la casella del ministro dell’interno è appannaggio del leader leghista Matteo Salvini. Il più delicato dei ministeri rischia di imporre al leader leghista una riflessione: il sovrapporsi dell’inca-
Stiamo lavorando con velocità per assicurare il governo del cambiamento il prima possibile Luigi Di Maio
rico al Viminale con quello di segretario del partito potrebbe complicare la vita sia al ministro che al segretario. Lo stesso Mattarella avrebbe rappresentato a Conte il problema. Certamente lo ha fatto l’ex ministro Roberto Maroni.
Altro incarico fondamentale, il contrappeso leghista a Giuseppe Conte, è quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’uomo della Lega è Giancarlo Giorgetti, stratega del partito e vice di Salvini. Il lungo braccio di ferro sulle Infrastrutture alla fine vede prevalere l’opzione leghista: il prescelto è Stefano Candiani da Tradate, senatore di lungo corso.
Ma proprio per controbilanciare questa opzione si ragiona se assegnare ai 5 Stelle due sottosegretariati a Palazzo Chigi: uno con delega ai servizi segreti (con in pole Vito Crimi) e l’altro con delega al Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (non è escluso che la prescelta sia Laura Castelli, uscita sconfitta dalla battaglia sulle Infrastrutture e indicata anche alla Pubblica amministrazione). La formula e i nomi, però, vanno ancora limati. Il Movimento spunta invece l’avvocato Alfonso Bonafede alla Giustizia, il medico Giulia Grillo alla Sanità. Incerta la presenza — rilanciata dal Movimento — di Elisabetta Trenta per la Difesa e ancora dubbi sull’accorpamento di Lavoro e Mise, anche se dai 5 Stelle assicurano che l’operazione «si farà».
Tra i ministri in pectore in quota Lega c’è Lorenzo Fontana da Verona agli Affari regionali. Poi, Agricoltura e turismo accorpati con Gian Marco Centinaio. Lo chiamano anche ministero al made in Italy per la valorizzazione dei territori. Arianna Lazzarini , sindaca di Pozzonovo, dovrebbe andare al dicastero della Famiglia e per la Disabilità. «Quello che dovevano fare lo abbiamo fatto, l’esecutivo è quasi pronto per partire. Noi siamo responsabili, vogliamo dare una svolta al futuro del Paese», dicono i pentastellati. Parole che non fanno presagire orizzonti rosei. In serata prevale il pessimismo.
Dopo l’acuirsi dello scontro con il Quirinale sulla nomina di Paolo Savona all’economia, la squadra rimane in stand by. Al momento non sono previsti incontri tra Salvini e Di Maio.
Giuseppe Conte invece oggi sarà al lavoro a Montecitorio per un weekend che si preannuncia di fitti contatti tra le parti, in attesa di una svolta, in un senso o nell’altro, che si preannuncia più probabile per domani o lunedì.