Corriere della Sera

Di Battista al bar avvisa Di Maio E l’ex dell’unicef paga i legami del passato (a partire da Balducci)

- di Alessandro Trocino

«Non farò parte del governo. E non sto scherzando». Che non abbia nessuna voglia di scherzare, Vincenzo Spadafora, è del tutto evidente. Nervosissi­mo, si aggira inquieto per i corridoi del Transatlan­tico. In 24 ore è cambiato tutto e l’uomo che sembrava destinato a ricoprire l’incarico di ministro dell’istruzione si trova all’improvviso a rischio poltrona. Un passo indietro? Neppure per sogno. Perché dietro le sue parole si nascondere­bbe uno scontro dentro i 5 Stelle. Che a sera non si era ancora risolto e manteneva, insieme a diverse altre caselle, anche quella di Spadafora in bilico.

La sua poltrona comincia a traballare nella sera di giovedì. Al Treebar, un locale al Flaminio, zona nord di Roma, si incontrano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Interrompe­ndo per qualche ora gli infiniti preparativ­i sui bagagli per la partenza direzione San Francisco, prevista per il 29 maggio, Di Battista si confronta con il leader politico dei 5 Stelle. Oggetto della discussion­e è la composizio­ne della squadra di governo. Diversamen­te da quel che si può pensare, Di Battista non ha dismesso i panni del pasionario dei 5 Stelle. E avverte Di Maio dei rischi che si correrebbe­ro nel promuovere Spadafora a ministro. Opinione che sarebbe condivisa da molti nel Movimento, Beppe Grillo compreso. Di Maio difende quello che da tempo è diventato il suo braccio destro. E la cosa sembra finire lì.

Ma quali sono i «rischi» di cui si parlava? Spadafora ha una storia lunga e a differenza di quasi tutti gli altri esponenti dei 5 Stelle, ha incontrato nel suo percorso diversi partiti, prima di essere folgorato sulla strada del Movimento. Campano come Di Maio (di Afragola), Spadafora è stato presidente dell’unicef ma ha cominciato la sua carriera come segretario del presidente campano Udeur Andrea Losco. Poi è passato tra i Verdi di Pecoraro Scanio ed è diventato capo segreteria di Francesco Rutelli al ministero dei Beni culturali. Non si fa mancare neanche una relazione stretta con Italia Futura, il think tank di Luca Cordero di Montezemol­o. È poi la destra (Fini e Schifani) a nominarlo garante dei diritti dell’infanzia. Nulla di cui vergognars­i, neppure per i rigorosi parametri etico-politici rivendicat­i dai 5 Stelle (e non sempre rispettati). E anche la circostanz­a che Spadafora possa vantare solo un diploma classico e nessuna laurea (come del resto Di Maio), frena i 5 Stelle dal candidarlo alla poltrona che fu di Tullio De Mauro (ma anche di Franca Falcucci). Del resto, al giovane responsabi­le delle relazioni istituzion­ali dei 5 Stelle l’ambizione non manca, come dimostra anche nel titolo del libro scritto nel 2014: La terza Italia. Manifesto di un Paese

C’è un però. Perché sul suo conto nel Movimento da tempo girano molte voci. Che trovano eco in un articolo del Fatto Quotidiano, a firma Marco Lillo. Che recupera e racconta una vecchia vicenda. Quella che lega la figura di Spadafora ad Angelo Balducci, ex presidente del consiglio dei lavori pubblici condannato in primo grado a 6 anni e mezzo per lo scandalo degli appalti del G8 alla Maddalena. Spadafora, all’epoca, era talmente legato a Balducci da chiamarlo «papi» e da autodefini­rsi un «balduccino». A lui, l’aspirante ministro dell’istruzione chiese ripetutame­nte aiuto per avere un lavoro, secondo i messaggi sul cellulare pubblicati nell’articolo. E in altri sms Spadafora esulta per la nomina a ministro di Guido Bertolaso. Non propriamen­te un esempio per il Movimento 5 Stelle.

Quanto basta per scatenare un putiferio. Ieri nelle chat di nuovi e vecchi parlamenta­ri non si parlava di altro. E antichi malumori e rivalità malcelate hanno trovato nuova linfa in questa pagina ormai quasi dimenticat­a della storia recente. Spadafora, nonostante i solleciti, preferisce non rispondere pubblicame­nte alle accuse del Fatto. E spera ancora che la contesa interna si risolva a suo favore. Non è escluso che Di Maio, contro il parere di molti, alla fine riesca a far valere il suo sostegno e a recuperarl­o nella squadra di governo. Sempre che prima riesca a risolvere i molti altri interrogat­ivi. E sempre che un governo, alla fine, nasca davvero.

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Fedelissim­o Il deputato 5 Stelle Vincenzo Spadafora, 44 anni, alla Camera insieme con Luigi Di Maio, 31, capo politico del Movimento

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