Weinstein in manette in diretta Tv Cauzione da 10 milioni per il produttore
Accusato di due stupri, è stato rilasciato con il bracciale elettronico. L’avvocato: è innocente
WASHINGTON Harvey Weinstein in manette. Un’immagine già di per sé storica: sono le 8.45 (le 12.45 in Italia) del 25 maggio 2018. L’ex produttore esce da una stazione di polizia di Manhattan, affiancato da due agenti in borghese, e sale su un suv nero in attesa. Tutto in diretta tv. Alla fine della giornata, l’ex produttore di Hollywood, 66 anni, potrà tornare a casa, ma senza il passaporto, sotto il controllo costante di un braccialetto elettronico e soprattutto dopo aver accettato una cauzione di 10 milioni di dollari, di cui uno pagato in contanti.
Weinstein arriva nel primo distretto del New York Police Department, a Tribeca, intorno alle 7.30 per costituirsi e anticipare così il mandato di cattura per abusi sessuali. Cammina con passo incerto, tenendo due libri e forse un’agenda sotto il braccio. Alle 9 eccolo di nuovo sfilare davanti alle telecamere, mentre entra nel tribunale di New York. Il sostituto procuratore Joan Illuzzi-orbon gli contesta due capi d’accusa. Nel 2004, secondo la denuncia, costrinse l’attrice Laura Evans a un rapporto sessuale orale, dopo averla contattata per un provino. Il secondo caso non è stato reso pubblico, ma dovrebbe essere quello della modella e interprete cinematografica Paz de la Huerta, invitata e poi violentata da Weinstein nella sua casa newyorkese nel 2010 o nel 2013. «L’imputato ha usato la sua posizione, il suo denaro e il suo potere per attirare giovani donne in situazioni nelle quali poteva abusarle sessualmente», ha riassunto il magistrato. Poi ha preso la parola l’avvocato difensore, Benjamin Brafman, a fianco del suo assistito, in piedi, sempre con i polsi ancora dietro la schiena. Brafman è uno dei legali più famosi d’america, specialista nelle cause impossibili. Si è rivolto al giudice anche con sarcasmo: «Il mio cliente si dichiara non colpevole e credo che faremo presto, visto che le accuse non sono suffragate da alcuna prova. Mi auguro anche che i 12 giurati siano persone equilibrate e che non siano posseduti dal sacro fuoco di “Metoo”, il movimento che sembra aver confiscato questo caso».
Sono circa 80 le donne che accusano Weinstein, tra Los Angeles e Londra. A New York la prossima udienza è fissata per il 30 luglio.