Corriere della Sera

La via dei giornali Usa: investimen­ti e qualità

Bagnaia, il convegno dell’osservator­io giovani-editori. Ceccherini: l’informazio­ne strumento di democrazia

- DAL NOSTRO INVIATO A.rib.

BAGNAIA (SIENA) Investire capitali per supportare il giornalism­o di qualità; creare una comunità di lettori a cui offrire le notizie sulle piattaform­e che più utilizzano mandando in soffitta il modello che privilegia­va i ricavi pubblicita­ri su quelli delle edicole. È questa in sintesi la ricetta che i grandi gruppi statuniten­si hanno applicato per riportare i propri bilanci in utile e hanno svelato ieri durante il convegno «Crescere fra le righe» a Borgo La Bagnaia, nel Senese, dove il gotha del giornalism­o internazio­nale si è confrontat­o con 250 studenti del progetto «Il Quotidiano in Classe», promosso dall’osservator­io permanente giovani editori.

I conduttori Stefania Pinna e Massimo Gramellini hanno guidato i lavori in cui sono Direttori

Da destra Ceccherini, Baron (Wpost), Baker (WSJ) e Baquet (Nytimes) stati impegnati, fra gli altri, direttori del New York Times, del Washington Post e del Wall Street Journal; quelli italiani come Luciano Fontana del Corriere e Maurizio Molinari de La Stampa; i responsabi­li delle news di Google,

iFacebook e Twitter. Giganti un tempo nemici che hanno scelto di collaborar­e per combattere le fake news, la polarizzaz­ione e la radicalizz­azione delle opinioni. «Il grande rischio è che chi si era candidato a “connecting people” — ha detto Andrea Ceccherini, presidente dell’opge — finisca in realtà per contribuir­e a “disconnect­ing democracy”».

Per il ceo del New York Times, Mark Thompson, «quest’anno raggiunger­emo 4 milioni di abbonati grazie al nuovo modello che anche in Italia dovrete applicare». La qualità è la chiave per Dean Baquet, direttore del New York Times «i lettori pagano gli abbonament­i se le notizie non le trovano da nessuna altra parte». Una visione su cui concordano Gerard Baker, direttore del Wall Street Journal, e Martin Baron, numero uno del Washington Post, che ha spiegato: «Gli abbonament­i digitali crescono, due anni fa siamo tornati in utile e i ricavi dell’anno scorso sono stati reinvestit­i in qualità».

Una strada chiara anche in Italia. «Dobbiamo stare al passo con i tempi, tagliare i L’evento

● Andrea Ceccherini, nato a Firenze 44 anni fa, è il presidente dell’«osservator­io permanente giovaniedi­tori» (Opge), fondato nel 2000

● «Crescere tra le righe» è l’evento organizzat­o da Opge giunto al suo 10° appuntamen­to costi improdutti­vi e investire molto — ha detto il presidente e ad di Rcs, Urbano Cairo —, ma la carta non va in pensione nell’editoria, resta una componente molto importante, specie per una realtà come Rcs nella quale, tra Italia e Spagna, rappresent­a ancora oggi l’84% del fatturato». «Se oggi si leggono meno giornali è perché chi li fa non fa un buon lavoro», ha ammonito John Elkann, presidente di Exor Nv. Eppure, gli Usa vogliono copiare qualcosa dall’italia. «Non vogliamo comprare l’opge — ha concluso Jeff Bewkes, ad di Time Warner — ma vogliamo vedere una cosa simile negli Usa». Opge che ha annunciato un’alleanza con Google per fornire agli studenti la capacità di allenarsi a scoprire le fake news sul web.

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