Cucinelli e i giovani «Lavorare in atelier Ecco la strada»
L’imprenditore e il corso per «première» «In azienda ricevo 70 mila curricula l’anno»
Sapete chi è una première? Brunello Cucinelli è deciso a rilanciarla, ma con il nome italiano di «maestra di sala», quella signora elegantissima che a inizio secolo dirigeva i grandi atelier, faceva sedere la cliente e dopo la sfilata segnava l’ordinazione, prendendosi a cuore ogni dettaglio della realizzazione del capo, dalla prima prova all’ultima crinolina. Ridare dignità ai lavori manuali per Cucinelli è un’idea fissa. Intervenuto al festival sul Family Business organizzato dal Corriere a Bologna, l’imprenditore anticipa i dettagli del nuovo corso di formazione Maestri di moda, che andrà ad aggiungersi agli altri sette della Scuola dei mestieri di Solomeo, borgo che l’imprenditore umbro ha trasformato in cittadella del cashmere. Il corso durerà tre anni. «È il tempo necessario per acquisire tutte le competenze perché alla fine devi essere esperto di sartoria, taglio, cucito, modelleria, oltre a saper gestire i rapporti con le magliaie e le altre professionalità del ciclo produttivo», continua Cucinelli. Maestra di moda suona non «politicamente corretto»: è riservato solo alle donne? «Tutti possono partecipare. Ma 4 anni fa abbiamo avviato i corsi per la sartoria maschile, formata principalmente da ragazzi. Ora vogliamo affiancare la figura equivalente per i capi femminili, e la storia ci dice che queste maestre principalmente sono donne».
Il corso prenderà il via da settembre. «I candidati avranno una piccola remunerazione mensile di 700 euro». Dieci i posti previsti. «Devono essere seguiti da vicino, occorre una maestra senior per un gruppo massimo di tre corsiste, sennò non impari...», spiega
Al colloquio
«Il primo tema non è più lo stipendio. La domanda che tutti fanno è: quante ore di lavoro sono previste?»
l’imprenditore convinto che il lavoro debba essere anche fonte di felicità. Racconta così la scuola di aspirante maestra di moda: «Vieni a lavorare dalle 8 alle 13, gli orari della scuola, perché i primi rapporti con il mondo del lavoro non devono essere troppo stressanti, potresti disamorarti... Lavori nel centro del paesino e hai la possibilità di fare colazione durante la pausa con gli allievi delle altre discipline, i muratori, i giardinieri...». Al termine i ragazzi ricevono un diploma tecnico che, Cucinelli è certo, si trasformerà in lasciapassare per il mondo del lavoro. «È accaduto con i sarti, hanno trovato subito occupazione».
Non ci sono discriminanti per i candidati se non la passione per i lavori manuali oltreché per la moda: «L’artigiano contemporaneo deve saper maneggiare forbici, aghi, ipad, laser». Quali sono i punti di forza di chi vuole lavorare nella moda oggi? «Restano quelli che hanno fatto grandi Giorgio Armani e Gianni Versace: dedizione, attenzione e gusto». Un consiglio ai giovani per il primo colloquio? «Rivolgersi all’azienda con garbo e semplicità. Una ragazza mi ha detto “io sono stilista”. Le ho risposto: “Hai studiato per esserlo, ma non basta, c’è una bella differenza”. E poi non mandate i curriculum in massa via mail. Noi ne riceviamo 70 mila l’anno, abbiamo due addetti che rispondono a 350 persone al giorno. Puntate su tre o quattro aziende e portate la vostra candidatura a mano». Che cosa l’ha colpita di questi giovani? «La voglia di lavorare e di impegnarsi è la stessa che avevamo noi, non ho alcun dubbio. Una cosa positiva che mi impressiona durante i colloqui è che il primo tema non è più lo stipendio, come accadeva 7 o 8 anni fa. La domanda che tutti fanno è: quante ore di lavoro sono previste?». Partenza sbagliata? «Tutt’altro, a me fa un bell’effetto, perché ormai è richiesto di lavorare 12 – 13 ore al giorno, tra impiego reale e connessione. Ma così non hai più tempo per te stesso. Nella nostra impresa si lavora con concentrazione fortissima, ma per 8 ore. Non si può essere connessi né dopo, né il sabato né la domenica».