Venezia una e trina un rebus per la Biennale
L’identità divisa fra turismo, nuovi spazi e luoghi da recuperare
Agenda
● La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha presenziato ieri, con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, alla inaugurazione dei padiglioni Italia e Venezia della Biennale Architettura che si apre oggi ufficialmente al pubblico e che resterà aperta fino al 25 novembre: labiennale.org
● Yvonne Farrell e Shelley Mcnamara sono le curatrici di questa edizione (Freespace) che si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’arsenale (71 i partecipanti)
La Biennale dei cittadini e dell’urbanistica mette a nudo le tre Venezie che costituiscono Venezia: la prima è quella dell’imprecisato numero di turisti (circa 22 milioni all’anno) che la calpestano; la seconda è la città-pesce abitata da 55 mila veneziani dove aprono spazi i nouveaux riches; la terza è il lato B della città metropolitana con Marghera, Mestre, entroterra: un arcipelago densamente popolato da cittadini e luoghi dismessi.
La prima è quella dei varchi (torneranno il 2 giugno) per orientare i ciclopici flussi. La seconda è quella di Peggy Guggenheim e Pinault, dove i ricchi aprono fondaci nella città che, un tempo, li apriva lontano da qui: Leonid Mikhelson, forse il più ricco magnate russo, ha da poco inaugurato la V-A-C Foundation alle Zattere; la fondazione Thyssen-bormemisza si installerà nell’ex chiesa di San Lorenzo, i cinesi e i sauditi sono sbarcati… Poi la terza. Recuperati gli spazi dell’arsenale, restano le lagunari ruine della Marittima, dell’autorità Portuale, i desolanti luoghi all’isola di Sant’elena (ieri occupata dalla festa del Padiglione Italia), alla Giudecca (ex cantieri Cnomv e Herion), al Lido (ex Caserma Pepe), a Mestre e a Porto Marghera (Petrolchimico).
«Oltre al recupero dell’arsenale dal ’99, siamo impegnati nel recupero del Forte Marghera», ricorda il presidente della Biennale, Paolo Baratta: «Qui l’allestimento di Rintala ed Eggertsson potrà restare anche dopo la rassegna». Al Lazzaretto Vecchio presso il Lido (destinato a museo archeologico) la Biennale ha anche recuperato uno spazio per il primo concorso mondiale di cinema in 3D .
Il sindaco Luigi Brugnaro, che ieri ha inaugurato il Padiglione Venezia dedicato a Big Data utili a conoscere la terraferma, ritiene che «il futuro di Venezia passi da Mestre e Marghera» e che la Biennale debba pensarlo. Lo sta facendo: in mostra, ad esempio, c’è un allestimento di Sauerbruch Hutton che rimanda al museo d’arte contemporanea M9, che per la Fondazione di Venezia sta sorgendo a Mestre nel sito di un ex convento. Solo che gli spazi da recuperare sono grandi come dinosauri, gli schei andrebbero messi lì mentre Venezia 1 e Venezia 2 li portano sull’isola-pesce.
Su tutto, poi, grava, per la quinta volta, la proposta di referendum per separare Venezia da Mestre, che non è detto passi. Quella che tutti sperano passi è la Legge speciale su Venezia, «ma intesa come città metropolitana. Spero — dice Renato Brunetta — che il nuovo governo la incardini, noi la voteremo». I veneziani osservano, si lamentano dei turisti e degli Airbnb (che sono anche i loro) anche flirtando con gruppuscoli extraparlamentari in un generale «no» a tutto: navi, fondaco dei Tedeschi, hotel, nuovi musei…