Corriere della Sera

Coraggio, classe, orgoglio Anche i robot hanno l’anima

- Di Paolo Tomaselli

Affacciati alle Finestre, caro Giro. Che da lassù la vista è incredibil­e. E sulla polvere lunare della montagna più affascinan­te il robot Froome scopre una parte di sé che forse non ricordava più di avere. Quella del ragazzino che sulla mountain bike rincorreva gli amici sulle alture attorno a Nairobi. Senza calcoli, senza pensieri, con una sola regola da rispettare: «Torna prima che faccia buio». Il Giro in effetti è quasi al tramonto e il figlio di un organizzat­ore di safari ieri è andato a caccia per davvero. Portandosi a casa la sua prima maglia rosa. Ha speso molto? Sì, ma non tanto di più di Dumoulin, che ha saputo resistere senza perdere la calma. Il favorito adesso è Chris, come prima della partenza e di un paio di cadute di troppo. «Voglio fare un Nibali...» aveva promesso qualche giorno fa, battezzand­o lo show di Vincenzino che ribaltò il 99° Giro. Invece ha fatto «un Froome», un’impresa ancora maggiore, degna di un vincitore di 4 Tour e dell’ultima Vuelta. Che stasera può chiudere la tripla corona, segno di una grandezza che adesso è diventata anche più umana, più completa. Certo, c’è il caso salbutamol­o, sulle spalle di Chris. Ma a volte bisogna anche chiedersi cosa c’è dentro a un ciclista che fa un’azione del genere. Senza cadere in battute da bar («chissà cosa ha mangiato a colazione») o evocare analisi da laboratori­o (contando i puff di antiasmati­co). Dentro, c’è il coraggio di attaccare tutto da solo sullo sterrato a 80 km dall’arrivo e poi di buttarsi in una picchiata folle. C’è la classe, che ti fa guadagnare sulle altre salite. C’è l’orgoglio di un campione, che aveva bisogno di una giornata così. Per dimostrare fino in fondo di esserlo.

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