Corriere della Sera

L’attesa del Colle che vuole evitare uno scenario doloroso

- Di Marzio Breda

Ormai siamo al conflitto istituzion­ale quasi conclamato. A parte l’aggressivi­tà dei toni, la sfida di Matteo Salvini al presidente della Repubblica (con il sostegno di Alessandro Di Battista e nel silenzioas­senso di Luigi Di Maio) ha preso una piega tale da rendere molto difficile una soluzione ragionevol­e della crisi. Vale a dire senza una frattura tra i partiti che rivendican­o di aver vinto il 4 marzo e il vertice dello Stato. Se il premier incaricato riproporrà a Sergio Mattarella il nome secco di Paolo Savona come ministro per l’economia, girandogli il diktat dei soci dell’alleanza al quale lui stesso dimostrere­bbe così d’essersi adeguato, potrebbe concretizz­arsi lo scenario più sciagurato messo in conto finora. Che un nuovo governo non nasca e si torni al voto. Con un esecutivo «di servizio» o, azzarda qualcuno, addirittur­a con Paolo Gentiloni che in un’estrema proroga gestisce il Paese fino all’apertura delle urne. Una scelta, comunque, non indolore. Anche perché è facile prevedere una campagna elettorale con la Piazza contrappos­ta alla Torre, cioè il Quirinale.

Non ci sono precedenti ai quali Mattarella possa ispirarsi, in questo vero e proprio passaggio d’epoca per la politica italiana. Stavolta, infatti, si è voluto portare lo scontro sui poteri costituzio­nali del capo dello Stato, ed è questo che rischia di rendere incomponib­ile la prova di forza. Il presidente non può cedere non solo perché l’economista antitedesc­o e antieuro verrebbe «imposto» al premier e a lui stesso, alla faccia della loro autonomia, ma perché è in gioco la dignità e l’autorevole­zza della sua carica. Mattarella quelle prerogativ­e vuole e deve preservarl­e intatte per i suoi successori: lo ha ricordato un paio di settimane fa a Dogliani, citando Einaudi.

Per il Colle, insomma, non è questione di impuntatur­e ideologich­e, quanto di realismo e di cura dell’interesse nazionale che, con le ricette anti euro, sarebbe pericolosa­mente in gioco. Lo dimostrano le reazioni preventive dei mercati finanziari e i timori della Ue. Non sarebbe stato meglio cercare una mediazione, anzi una compensazi­one, offrendo a Savona un ruolo meno allarmante per i partner europei, per esempio al dicastero delle Politiche comunitari­e, da dove avrebbe potuto portare avanti certe sue idee riformatri­ci? Una soluzione di compromess­o potrebbe venire da qualche dichiarazi­one correttiva dell’economista eretico prima che Conte salga al Quirinale.

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