Corriere della Sera

Italia spaccata sul possibile esecutivo Leghisti più freddi degli elettori M5S

Il 42% di chi sostiene Salvini non sa se realizzerà il programma, il 20% è pessimista

- Di Nando Pagnoncell­i

In attesa di sapere se il momento del passaggio della campanella dal vecchio al nuovo presidente del Consiglio si avvicini, è tempo di bilanci per il governo uscente e di nuove prospettiv­e per quello che sta per nascere.

L’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni rappresent­a un’anomalia rispetto a tutti quelli che lo hanno preceduto. Infatti, mentre solitament­e i governi nella fase di avvio sono sostenuti da un consenso elevato che dopo tende a calare, il governo uscente ha fatto registrare un andamento opposto: è stato accolto con delusione (la maggioranz­a di coloro che avevano votato No al referendum auspicava nuove elezioni), ottenendo il consenso di un terzo degli italiani, ma nel corso dei mesi successivi ha visto crescere costanteme­nte il favore da parte degli elettori, terminando al 49% di gradimento, il valore più alto registrato al termine del mandato da tutti gli esecutivi da Prodi in poi.

Il Paese appare diviso rispetto al possibile nuovo esecutivo: il 44% si esprime positivame­nte, mentre il 49% ne dà una valutazion­e negativa. Il consenso

Il governo uscente Gentiloni finisce con il 49% di gradimento, il consenso più alto dal governo Prodi

risulta quindi decisament­e più ampio rispetto al bacino elettorale di M5S e Lega, le due forze politiche della nuova maggioranz­a che il 4 marzo hanno ottenuto complessiv­amente il voto del 35,3% degli italiani corrispond­ente al 50,1% dei voti validi.

La lunga campagna pre (e post) elettorale e la non semplice fase di definizion­e del programma di governo sembrano aver lasciato qualche conseguenz­a nell’elettorato della possibile maggioranz­a, dato che un elettore su quattro del M5S e della Lega esprime un giudizio negativo nei confronti dell’esecutivo che sta per nascere.

Peraltro al momento non si conosce ancora la squadra di governo, e il presidente incaricato, Giuseppe Conte, è una figura nuova. Non stupisce quindi che il 42% non sappia prevedere se il futuro premier sarà in grado di garantire il programma, mentre il 29% ne è convinto e il 29% è scettico. I più convinti sono gli elettori pentastell­ati (59%) mentre il 42% dei leghisti sospende il giudizio e il 20% è pessimista.

Anche sulle due questioni più delicate — sostenibil­ità economica del programma e rapporti con l’ue – le opinioni appaiono divise.

Sul primo tema il 37% ritiene che il nuovo esecutivo riuscirà a realizzare gli interventi principali senza mettere a rischio la tenuta dei conti, mentre il 43% è di parere opposto. Anche in questo caso le opinioni degli elettori M5S appaiono improntate a maggiore ottimismo rispetto ai leghisti.

Quanto ai rapporti con l’europa il 39% è convinto che il governo saprà mantenere una relazione positiva, mentre il 37% prefigura una politica «muscolare» in difesa dei nostri interessi. La dichiarazi­one di Conte che ha esplicitam­ente fatto riferiment­o alla conferma «della collocazio­ne internazio­nale ed europea dell’italia» sembra aver avuto presa più sui pentastell­ati che sui leghisti: tra i primi la prospettiv­a di mantenere le relazioni prevale (50%) sul rischio di rottura (38%), mentre tra i secondi i rischi (o le aspettativ­e?) prevalgono (48%) sulla continuità (44%).

In politica ogni «fusione a freddo» comporta elementi di complessit­à ma è molto probabile che nella fase di avvio del nuovo esecutivo tenderanno a prevalere i tratti in comune, in particolar­e l’immagine di forze fresche che possano consentire al Paese di voltare pagina e favorire quel cambiament­o auspicato dai tanti elettori sempre più disillusi. È un compito impegnativ­o che deve fare i conti con opinioni sempre più fluide e aperture di credito a tempo determinat­o da parte di cittadini impazienti.

@Npagnoncel­li

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