Corriere della Sera

Valanga di sì: l’irlanda legalizza l’aborto

Favorevole il 66% dei votanti, cambia la Costituzio­ne: «La vittoria delle donne». I contrari: una tragedia

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Luigi Ippolito

LONDRA «Ciò che abbiamo davvero visto oggi è il culmine di una rivoluzion­e tranquilla che si è svolta in Irlanda negli ultimi dieci o vent’anni»: le parole del primo ministro Leo Varadkar hanno incornicia­to il risultato del referendum di venerdì sull’aborto, nel quale due terzi dei votanti (66,4% il dato definitivo) si è espresso per l’abolizione delle rigide restrizion­i esistenti in materia di interruzio­ne di gravidanza.

Un risultato definito da tutti i media locali come «una valanga» e che ha portato all’abrogazion­e dell’ottavo emendament­o della Costituzio­ne irlandese, che equiparava la vita del feto a quella della madre e in questo modo rendeva praticamen­te impossibil­e l’aborto.

I commenti e le reazioni hanno sottolinea­to la portata storica del referendum, che certifica una svolta culturale che va al di là del quesito del referendum. «La finzione di un’irlanda come Paese cattolico e dogmaticam­ente conservato­re è stata distrutta — ha scritto l’irish Times —. Il passato è stato lasciato indietro e una nuova eredità è stata creata... Ciò che è accaduto nel referendum è stato un terremoto, ma ancor più un terremoto è stata la realizzazi­one che questo voto era un riflesso del cambiament­o, non l’inizio di esso».

Molti hanno sottolinea­to che si è trattato di una vittoria delle donne, che si sono messe in gioco raccontand­o le loro storie ed esperienze personali: la campagna referendar­ia non è stata infatti ideologizz­ata e la stessa Chiesa cattolica ha assunto una pozione defilata. In prima linea ci sono state le donne e il loro vissuto quotidiano: uno dei poster più significat­ivi della campagna per il sì raffigurav­a sempliceme­nte il volto di Savita, la giovane di orgine indiana morta sei anni fa di setticemia perché le era stata rifiutata l’interruzio­ne di gravidanza. Un caso che aveva imposto all’ordine del giorno la riforma della Costituzio­ne.

Ovviamente non tutti la pensano allo stesso modo. I sostenitor­i del no hanno parlato di «una tragedia di proporzion­i storiche» e hanno affermato che «un torto sostenuto dalla maggioranz­a non diventa per questo una ragione».

Il voto in Irlanda avrà riflessi anche all’estero. In primo luogo in Gran Bretagna, perché l’irlanda del Nord ha una legislazio­ne più restrittiv­a del resto del Paese in materia d’aborto. Ora il governo di Theresa May sarà sotto pressione per introdurre riforme.

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