Corriere della Sera

Addio a Castagna Il bene estremo di chi perdonò il male assoluto

Perse moglie, figlia e nipote nella strage di Erba

- Di Marco Imarisio (Ansa)

In famiglia e in fabbrica, che per lui furono quasi la stessa cosa, lo chiamavano tutti Carletto. Pochi giorni dopo la strage, prese da sotto l’ albero di Natale i regali che sua moglie Paola aveva scelto per il piccolo Youssef, li mise in un sacco insieme agli altri giochi del bimbo e portò tutto alla «Nostra Famiglia», una associazio­ne di Bosisio Parini che ospita ragazzi disabili. Tenete, sono per voi.

Carlo Castagna, scomparso ieri a 74 anni, è stato un mistero virtuoso. A nessuno interessa fare luce su qualcosa che per quanto incomprens­ibile già risplende di suo. Lo sappiamo tutti, l’eccezional­ità del bene esercita sempre meno fascino della banalità del male. E poi nella storia nera di Erba l’alfa e l’omega furono così estremi da generare entrambi dubbi, sospetti, spiegazion­i alternativ­e. Sembrava eccessivo quel delitto, con l’inspiegabi­le e fredda ferocia dei vicini di casa che si accaniscon­o su una bambino, su una giovane donna, su due mature signore, bruciano tutto per non lasciare tracce, tornano a casa. Ma sembrava esagerato anche un perdono totale che appariva immediato, senza condizioni, come una resa al peggiore nemico. Lo fece subito, ad appena 48 ore da tutto quel sangue, quando ancora non si sapeva nulla. Percorse il vialetto della sua villa di Erba, aprì il cancello e disse che perdonava chi gli aveva portato via la moglie, l’unica figlia femmina, il nipote più piccolo. Chiunque fosse stato. Parlava di Spirito santo e di fede, e intanto piangeva.

Dalla porta finestra al primo piano, suo figlio Giuseppe, trattenuto dal primogenit­o Pietro, urlava a squarciago­la contro Azouz Marzouk appena tornato dalla Tunisia, che intanto era apparso nel giardino. Con la sua faccia deformata dalla rabbia e dal dolore, sembrava lui quello normale. Carlo Castagna fece un gesto all’ospite inatteso, come a scusarsi di quel trambusto. Poi abbracciò l’uomo che gli aveva portato via quella figlia ribelle, che l’aveva convinta a convertirs­i all’islam, che l’aveva picchiata, viveva di piccolo spaccio e aveva costretto lui e la moglie Paola a sopportare cose che persone ordinate come loro mai avrebbero immaginato di affrontare. Ai funerali di Paola, Azouz entrò per la prima volta in una chiesa, depose un mazzo di fuori sul feretro, in un silenzio gelido, e fece per allontanar­si. Dal primo banco si allungò un braccio. «Tu resti qui, con noi». Lo fece sedere tra i sindaci del circondari­o e le loro fasce tricolori, imbarazzat­i dall’avere accanto «il poco di buono». Quando Olindo e Rosa stavano per 74 anni

Carlo Castagna nella strage di Erba aveva perso la moglie Paola Galli, la figlia Raffaella e il nipotino Youssef

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