Corriere della Sera

LA COMPETENZA È UN VALORE CHE NON SI PUÒ RIFIUTARE

Governi I dossier dell’ue sono spesso molto più complicati di quelli nazionali: senza esperienza è difficile far valere i propri interessi nei vari Consigli europei

- Di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi

CSEGUE DALLA PRIMA osti in termini di mancata crescita, di distorsion­i del sistema di welfare a svantaggio dei meno abbienti, che favoriscan­o questa o quella categoria, questa o quella generazion­e. O almeno capendo bene quanto alcune politiche favoriscan­o un gruppo a scapito di un altro. Sappiamo che il nostro sistema di welfare è assai lontano da questi obiettivi di efficacia e che l’invecchiam­ento della popolazion­e pone problemi complessi e urgenti. Competenza in questo caso significa capire come, stabilito un dato obiettivo di redistribu­zione, ci siano modi piu o meno efficaci per raggiunger­lo e con quale ripartizio­ne dei costi. Luigi Di Maio, che se nascerà il governo Conte ha chiesto di essere il ministro del Lavoro, non ha preparazio­ne economica. Questo di per sé non sarebbe un problema se, apprezzand­o il valore di queste competenze, si circondass­e di collaborat­ori esperti. Ma, poiché sembra rifiutare tale logica, dubitiamo si sceglierà dei collaborat­ori che le abbiano.

Secondo esempio. Nei governi dei Paesi avanzati, soprattutt­o se sono governi di coalizione, è importante che il presidente del Consiglio abbia la capacità di gestire le richieste di spesa che gli provengono dai suoi ministri (Difesa, Istruzione, Sanità etc.) che vogliono ottenere più risorse possibili per i loro dicasteri. Il presidente del Consiglio deve avere la capacità e la competenza necessarie per internaliz­zare il vincolo di bilancio dell’intero governo e gestire domande incoerenti fra loro e con tale vincolo. Questo è vero qualunque sia l’obiettivo di deficit che il governo si è prefissato, perché per un dato obiettivo di deficit ciascun ministro di spesa cercherà sempre di ottenere per sé più risorse. Dubitiamo che Giuseppe Conte sarà in grado di gestire queste richieste, non per incapacità personale, anche se non ha alcuna esperienza, ma perché non potrà rifiutare le richieste di due ministri, Di Maio e Salvini, che potrebbero guidare due importanti ministeri di spesa.

Terzo esempio. Teoricamen­te le leggi le fanno governo e Parlamento e la burocrazia Redistribu­zione Bisogna capire quali siano i modi più o meno efficaci per raggiunger­e un obiettivo

le applica. Sappiamo che non è così. Sia nella preparazio­ne sia nell’applicazio­ne delle leggi, gli alti burocrati dello Stato hanno un’influenza enorme. Le leggi le «fanno» anche loro e spesso soprattutt­o loro. Più il ministro è incompeten­te, o circondato da consiglier­i anch’essi poco competenti, più sarà facile per il suo capo di gabinetto o capo dipartimen­to convincerl­o che non c’è alternativ­a al fare ciò che lei o lui suggerisce. Soprattutt­o se la dimestiche­zza di Giuseppe Conte con l’apparato amministra­tivo dello Stato farà sì che quelle posizioni siano ricoperte da consiglier­i di Stato, magistrati della Corte dei conti e altri alti bu- rocrati. Accadde così durante il primo governo Berlusconi, nel 1994: infatti fu un governo che realizzò assai poco di ciò che aveva promesso.

Non vi sono solo le burocrazie nazionali ma anche quelle di Bruxelles. I dossier europei sono spesso molto più complicati di quelli nazionali: senza competenza ed esperienza è difficile far valere i propri interessi nei vari Consigli europei. Le dichiarazi­oni sull’ue di Matteo Salvini non aiutano. Anche un euroscetti­co competente capisce che per far valere i propri argomenti ai tavoli europei, mettersi in rotta di collisione prima ancora di cominciare a discutere non è la strategia migliore. A meno che il vero obiettivo sia uscire dall’unione Europea, ma se questo è l’obiettivo lo si deve dire chiarament­e ai cittadini.

Quarto esempio. Il dibattito sull’euro. Quando fu introdotta la moneta unica si discussero a lungo i pro e i contro di questa idea. Nel primo decennio dell’euro, e ancor più dopo la crisi scoppiata nel 2008, si sono esaminate attentamen­te le imperfezio­ni dell’impianto della moneta unica. Ma un conto è discutere di come riformare e migliorare l’unione monetaria, ben diverso è insistere per designare al ministero dell’economia una persona, Paolo Savona, ostinatame­nte contraria all’euro. Incompeten­za economica in questo caso perché nessuno tra gli economisti (seri), anche quelli che non sono favorevoli all’euro, sostiene che un’uscita unilateral­e dell’italia non avrebbe costi. E soprattutt­o nessun economista competente lo affermereb­be senza produrre un numero, una simulazion­e statistica. Qualcosa di concreto oltre alle sue parole.

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