«Solo» 30% di passeggeri in più? Ma è tantissimo
Avendo competenze specifiche, mi irrito per le affermazioni superficiali riguardanti la linea Tav Torino-lione. Ancora più preoccupante è quando parlano personaggi di rilievo come il presidente di Confindustria Boccia, oppure Monti quando era appena diventato capo del governo. L’altro giorno, il primo affermava che è gravissimo mettere in discussione un’opera che fa parte di un corridoio europeo, ma senza parlare degli effettivi benefici. L’aumento del traffico passeggeri previsto, dai medesimi proponenti, è modesto (30%). Voglio infine far presente che si è costituito (negli anni scorsi) un comitato di ingegneri dei trasporti ed economisti contrari alla Torino-lione. Certo ora, con i lavori avanzati, la situazione si è molto complicata, ma almeno si pretenda un po’ di onestà intellettuale.
Michele Palermo Caro Michele, sarà. A me un aumento del 30 per cento pare enorme. Ma forse a lei preme di più la decrescita felice. Che mi pare un po’ passata di moda, da quando siamo «decresciuti» diventando sempre più infelici.
CONTAGIO XYLELLA
Ho letto che il contagio di Xylella si è esteso forse ormai senza rimedio. Questo grazie al nostro aberrante concetto di democrazia: chiunque può fare ricorso a un tribunale anche locale (vedi Tar) bloccando decisioni già prese nell’interesse della collettività anche sovranazionale, nell’attesa di una sentenza che può protrarsi senza limiti di tempo. Questo anche se il blocco già di per sé può provocare oggettivi danni a migliaia o milioni di persone in termini di salute pubblica od economia. Il singolo conta di più della collettività e se io, proprietario dell’ulivo malato, non desidero sradicarlo perché mi addolora, tra un po’ invece di 5.000 ne dovremo sradicare 500.000. Al danno aggiungeremo anche la beffa, pagando una salata multa all’ue. Chi pagherà il conto sarà la collettività danneggiata, non certo chi ha provocato il danno o il giudice che gli ha dato ragione. A me questa sembra una dittatura delle minoranze.
Livia Orlando
«Gli ulivi e la dittatura delle minoranze»