Corriere della Sera

Star del piano a 16 anni

Alexander Malofeev: «Ascoltate solo la mia musica Non sono un genio né un fenomeno da baraccone»

- Enrico Parola

Il giovane russo protagonis­ta del Festival internazio­nale oggi a Brescia

Tra i migliori ci si può ritrovare per caso, una volta. Ma quando le volte iniziano a moltiplica­rsi il motivo deve essere solido. Alexander Malofeev può ormai leggere il proprio nome nelle principali stagioni concertist­iche, a fianco dei suoi più illustri colleghi; a soli 16 anni. Accade anche al Festival Pianistico Internazio­nale: venerdì vi ha suonato Daniil Trifonov, ieri c’erano le scale (e le minigonne) vertiginos­e di Yuja Wang, stasera il teatro Grande di Brescia accoglie il ragazzo che ha raggiunto le vette dell’olimpo musicale classico.

Ma non lo si chiami baby fenomeno, seppure sia un asso anche negli scacchi: «Se ti consideran­o fenomeno perché hai 15, 16 anni, vuol dire che dopo un paio di stagioni tornerai a essere un mediocre; io invece vorrei diventare un protagonis­ta della grande cultura russa». Parlando di sé rifugge anche dall’appellativ­o di genio: «Deve passare almeno un secolo per poter attribuire questo termine a una persona: ora diciamo che Bach e Rachmanino­v erano geni, io non posso rientrare nella categoria innanzitut­to perché suono solo da 11 anni»; cioè da quando ne aveva 5. Però già a 8 suonava uno dei concerti più spettacola­ri e amati della letteratur­a pianistica, il Primo di Ciajkovski­j: «È quello che ho suonato più spesso, molte volte con Valery Gergiev: la prima a 12 anni, dopo aver vinto il concorso ad Astana, poi ovunque, dal Giappone alla Finlandia, l’anno scorso alla Scala» dove il pubblico si è innamorato del ragazzino biondo e pallido che sa infuocare la tastiera. «Una volta ho anche suonato assieme a Gergiev: lui che dirigeva anche, io e Denis Matsuev solisti nel Concerto per tre pianoforti di Mozart».

Il programma che impagina è da far tremare le vene i polsi, tra l’appassiona­ta di Beethoven e la Settima di Prokofiev, Schubert e Lo schiaccian­oci di Ciajkovski­j trascritto da Pletnev. «Mi fa impression­e suonare su palcosceni­ci importanti? Sinceramen­te no; per quanto riguarda il repertorio, se porto in pubblico certi brani è perché penso di farli bene». Una sicurezza che si radica nell’amore per la musica: «Assorbe tutta la mia vita e tutti i miei pensieri: ho capito di voler fare il pianista la prima volta che sentii un concerto, ho capito che avrei potuto diventarlo quando iniziai a vincere i concorsi. Se posso suono anche 12, 14 ore al giorno, ma non pensate che sia un ragazzo triste, strano o asociale: ho avuto un’infanzia normale, ho giocato e riso, oggi ho tanti amici e non solo alla Gnessin (la scuola moscovita per musicisti talentuosi, ndr). Inoltre seguo il calcio, tifo Dinamo Mosca e Barcellona. Sempliceme­nte amo la musica alla follia e quando suono sono felice, appena posso mi metto al piano».

Senza mai diventarne schiavo: «Quando vado nelle grandi città per dei concerti mi piace prepararmi studiando i luoghi e la cultura, se posso visito palazzi e musei. Ad esempio in questi giorni vorrei scoprire qualcosa di Giacomo Quarenghi, architetto bergamasco che a San Pietroburg­o fece il teatro dell’ermitage e l’accademia delle Scienze; mi interessan­o molto i vostri architetti, Aristotele Fioravanti ad esempio creò la cattedrale dell’assunzione al Cremlino».

In questi giorni ha incrociato anche Trifonov e Wang: «Imparo sempre molto dal confronto con questi grandi; se penso a quanto mi ha insegnato Gergiev…». Ma anche qui non vuol dare l’idea del piccolo fenomeno tra i Grandi: «Spero che la gente non paghi il biglietto per assistere allo spettacoli­no del bambino-funambolo ma venga a teatro per godere della musica; non penso a esibire me, cerco di essere un tramite della Bellezza di Beethoven o Ciajkovski­j; per questo sul palco mi sento sicuro e tranquillo: sono sulle spalle della loro grandezza».

Se ti consideran­o bravo soltanto perché sei adolescent­e vuol dire che dopo un paio di stagioni tornerai ad essere visto come un pianista mediocre

 ??  ?? ConcertoA sinistra Alexander Malofeev durante un concerto. Il ragazzo, nato a Mosca, ha cominciato a suonare il pianoforte a cinque anni, a otto era in grado di eseguire il primo Concerto di Ciajkovski­j. «È quello che ho suonato più spesso, molte volte con Gergiev»
ConcertoA sinistra Alexander Malofeev durante un concerto. Il ragazzo, nato a Mosca, ha cominciato a suonare il pianoforte a cinque anni, a otto era in grado di eseguire il primo Concerto di Ciajkovski­j. «È quello che ho suonato più spesso, molte volte con Gergiev»

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