«Il mio romanzo popolare d’italia»
Myrta Merlino e gli ascolti in crescita su La7: così riesco a mettere insieme pubblici diversi
«Sto vivendo un matrimonio televisivo felice, che funziona bene. A La7 mi apprezzano e mi stimano, ho un contratto molto lungo per L’aria che tira. Certo, le lusinghe mi piacciono, capita a tutte le donne, amo sapere che esiste un mercato e quindi possono arrivare altre proposte. Però qui mi sento a casa mia, ho conquistato il mio spazio un millimetro alla volta, e qui resterò».
Myrta Merlino chiuderà il suo programma su La7 l’8 giugno, dopo 210 puntate, e risponde così a chi parla di possibili proposte Rai. La rete diretta da Andrea Salerno offre queste cifre su L’aria che tira: nella fascia 11-12 è il terzo programma più visto, nell’ultima settimana è arrivato all’8,5% di share tra le 11 e le 12 e al 6,4% tra le 12 e le 13.30.
Il suo bilancio?
«Siamo partiti nell’ottobre 2011 con 23 minuti di economia, ora ecco, anni dopo, i risultati. Soprattutto con quel 6,4% nella seconda parte che sembrava impensabile. L’editore Urbano Cairo, quando arrivò, mi aveva chiesto di puntare al 3%. Sono entusiasta. Merito di una squadra affiatata, attenta, pronta ad affrontare tutti i risvolti dell’attualità quotidiana con professionalità ed elasticità».
Lei propone economia e politica quando, al mattino, su altre reti si cucina o si punta sul gossip. Non è una scelta elitaria?
«Al contrario. Abbiamo capovolto il luogo comune che individua in quella fascia un pubblico di serie B. Invece lo abbiamo considerato di serie A con ospiti da prima serata, inviati sul campo, tabelle, cifre e dati. E siamo fieri della nostra capacità di mantenere un doppio pubblico: quello popolare e l’altro, magari più raffinato e intelligente, che chiede informazione e attualità».
La sua formula per il doppio registro?
«La serietà degli approfondimenti unita al mio lato pop, al mio essere me stessa con la mia napoletanità, le battute, il sorriso».
Come avviene troppo spesso nella tv italiana, scoppiano risse. Come si comporta?
«Purtroppo in politica non ci si confronta più tra avversari ma tra nemici. Io metto in campo sia la mia educazione personale, richiamando al dovere di ascoltare le idee diverse dalle proprie, che l’equidistanza politica. Di volta in volta mi danno della leghista, della berlusconiana, dello zerbino di Renzi, della fiancheggiatrice del M5S perché assicuro spazio agli ospiti. Che soddisfazione...».
A proposito di Rai, pensa che il suo programma sia «da servizio pubblico»?
«Sì, certo. Ogni giorno raccontiamo il grande romanzo popolare del nostro Paese tenendo l’orecchio a terra e seguendo l’italia. Per spiegarmi: io ho visto crescere politicamente Di Maio e Salvini proprio perché sono stati continuamente ospiti dai luoghi in cui avvenivano fatti significativi. Siamo una barca a vela leggera e agile, molto più della Rai. Se avviene qualcosa, ci muoviamo con estrema rapidità».
A proposito di servizio pubblico, crede che il canone ora solo della Rai vada redistribuito?
«Senza dubbio. Parliamo continuamente di meritocrazia. Il metodo più trasparente e sereno sarebbe mettere il canone a gara indicando parametri chiari per chi assicura un servizio pubblico. Così finirebbero le rendite di posizione e anche l’impossibilità di accedere a un importante strumento economico».