Corriere della Sera

Il saluto rebus di CR7 «È stato bello...» Le lacrime di Salah

- Alessandro Pasini

Le lacrime di Mohamed sono le stesse di Cristiano due anni fa, e anche il momento: appena prima della mezz’ora. Era il 10 luglio 2016, Portogallo-francia, finale dell’europeo a Parigi. Ronaldo deve abbandonar­e per un intervento killer di Payet sul ginocchio sinistro proprio com’è accaduto ieri a Salah, vittima di una mossa da wrestling di Ramos che gli scardina la spalla: roba degna di Hulk Hogan.

Uguali il pianto, la disperazio­ne, il senso di vuoto che esplode quando la sfiga ti stende sul più bello, la percezione che la partita da qui in poi sarà segnata. Ma le similitudi­ni finiscono qui. Perché allora il resto del Portogallo riuscì a consegnare a Ronaldo il trionfo con una rete di Eder nei supplement­ari. Stavolta invece il danneggiat­o Momo non ha consolazio­ne e il Liverpool perde perché Gareth Bale spunta dal cilindro di Zidane per creare un primo gol che appena accade è già cult e trovarne un secondo regalatogl­i da un portiere palesement­e ubriaco.

Salah — secondo una certa scuola di pensiero — avrebbe dovuto giocarsi una chance da Pallone d’oro, cercando di inserirsi nella diarchia Messironal­do, che se ne sono divisi cinque a testa negli ultimi dieci anni. Ma se anche il solo pensiero a qualcuno era parso blasfemo («Parliamo di pianeti diversi, ci sono i calciatori della settimana e quelli che durano 15 anni», aveva detto proprio Ramos alla vigilia) lo sviluppo del match, con quell’infortunio maledetto che ha cambiato il momentum fin lì ottimo dei Reds, ha chiuso presto ogni discorso.

A Cristiano è bastata così una partita di routine per entrare nella storia: un diagonale malamente alto, il colpo di testa da cui nasce il gol annullato a Benzema e un’ultima possibile chance prima del fischio finale frenata da un invasore di campo. Poco, ma tanto basta, e in fondo molto

aveva fatto prima, capocannon­iere con 15 gol. Per lui è la quinta Champions personale; il battesimo definitivo di questo Real come il Real di Ronaldo come ci furono l’ajax di Cruyff o il Bayern di Beckenbaue­r; il passo decisivo verso il probabile sesto Pallone d’oro, visto che degli ultimi dieci sette sono andati a chi ha vinto la Champions. Ora per lui c’è un Mondiale da giocare per inseguire l’ultimo sogno, e poi chissà: «È stato molto bello giocare col Madrid — ha detto a caldo —. Tra qualche giorno darò una risposta ai tifosi sul mio futuro: loro sì che sono sempre stati al mio fianco». Altri, a quanto pare, no. Attenzione: le lacrime, forse, sono in arrivo pure nella Madrid blanca.

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Dolore Mohamed Salah, 25 anni, a terra dopo l’infortunio alla spalla (Reuters)

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