Dispiace per Karius ma con i suoi errori è la tattica decisiva
Non era all’altezza il Liverpool di questa finale, lo si era intuito da alcuni passaggi del suo cammino precedente, lo si è capito duramente stavolta dai due errori inauditi del suo portiere. La banalità del male nel calcio è sempre in agguato, ma quello che ha combinato Karius non è prevedibile a questi livelli, è satira sportiva, vera fino alla crudeltà, qualcosa che non si augura nemmeno a un nemico. Karius ha messo un sigillo grottesco su una partita mai nata. Il Liverpool ha giocato venti minuti all’inizio, poi, perso Salah, ha come deciso di non avere più chance, si è ritirato nella propria modestia lasciando il campo al suo portiere e al Real. Ha fatto un grande gol Bale, l’altra faccia della rovesciata di Ronaldo a Torino, quasi a testimoniare che una differenza reale fra le squadre c’era ed era evidente. Ma è stata una partita irreale, senza un vero valore tecnico che possa prescindere dai due errori incredibili di Karius. Nel calcio può succedere molto, ma non questo. È la qualità degli sbagli che tradisce la gara, che la rende impossibile. È stato impressionante anche il modo con cui il Liverpool si è spento all’uscita di Salah. Ha rovesciato la propria partita e il proprio umore, è uscito dai tentativi, si è messo a spingere il tempo perché andasse più in fretta. Il Real ha fatto il suo, Bale molto di più, Zidane anche. È la sua terza Champions in tre anni, qualcosa di semplice e assurdo. C’è molto di suo in questa nuova storia del Real, che è meno forte della vecchia leggenda ma più costante e moderna. L’ha tenuta insieme Zidane con il suo pragmatismo snob e la competenza con cui ha gestito i campioni. Dispiace sinceramente per Karius, i suoi errori, le sue lacrime di scuse alla fine. Ma la vera tattica decisiva stavolta è stato lui.