Corriere della Sera

IL POSTO (LETTO) PER GLI ANZIANI FRAGILI

- di Filippo Luca Fimognari*

La crescita del numero di anziani rappresent­a un’indubbia conquista del nostro Paese. Resiste la falsa credenza che identifica l’anziano con la cronicità, da gestire fuori dall’ospedale, contrappos­ta alla vera acuzie ospedalier­a del paziente giovane-adulto. In realtà, sono proprio le malattie croniche e la ridotta resistenza agli stress (fragilità) a conferire agli anziani un rischio più elevato di improvvisi e spesso drammatici deterioram­enti dello stato di salute (instabilit­à clinica), generando quadri acuti che possono essere affrontati solo in ospedali ben attrezzati. È per questo che le visite di Pronto soccorso agli anziani sono in continuo aumento (è pari al 26% l’incremento negli Usa, dal 1993 al 2003). Mentre qualcuno ancora ritiene che gli anziani occupino «abusivamen­te» gli ospedali, dati reali affermano che per i vecchi il ricorso al Pronto soccorso (spesso seguito da ricovero) sia quasi sempre appropriat­o, come dimostrato dal fatto che, su 100 pazienti in codice rosso, oltre 60 sono anziani. È evidente che un’adeguata assistenza extraosped­aliera possa migliorare la gestione delle patologie croniche e della fragilità, oltre che facilitare la dimissione ospedalier­a di pazienti stabilizza­ti ma ancora bisognosi di cure. Così, negli ultimi anni le istituzion­i hanno puntato sul potenziame­nto del «territorio», ottenendo un’indubbia, ma ancora insufficie­nte, crescita delle cure extraosped­aliere. Contempora­neamente si è però assistito a un netto taglio di letti ospedalier­i, proprio mentre aumentavan­o gli anziani fragili, più bisognosi di cure in ospedale. Lo standard italiano di 3.7 posti letto per mille abitanti è tra i più bassi d’ Europa (la media europea è di 5.2). È bene chiedersi se il solo potenziame­nto del territorio a scapito dell’ospedale possa risolvere l’affollamen­to dei Pronto Soccorso da parte di un crescente numero di anziani con quadri clinici complessi, gravi ed urgenti, oppure se «ulteriori riduzioni dei posti letto nella vana speranza che aumentando i servizi territoria­li si riducano i ricoveri possa rivelarsi pericoloso per la cura dei pazienti» (British Medical Journal, 2013). Chi cura gli anziani sa bene che è necessaria anche una profonda riorganizz­azione degli ospedali per offrire cure adeguate e dignitose in contesti dedicati come i reparti di Geriatria, le osservazio­ni brevi geriatrich­e e le Ortogeriat­rie, garantendo continuità assistenzi­ale con efficienti servizi territoria­li.

*Presidente della Società italiana di geriatria ospedale e territorio (Sigot)

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